venerdì 8 ottobre 2021zona 2

la voce seppur filo assertiva

Altair Studio

artisti

Sofia Bersanelli, Francesca Colturani, Silvia Listorti, Guido Nosari

a cura diNicola Bigliardi

INFO

via Padova, 256 - citofono: 61 Colturani, scala D

dalle 17.00 alle 23.00 

sinossi

“Ecco cosa succede quando vai in studio per trovare un po’ di tranquillità. Tutto ciò che c’è lì sei tu, e devi fare i conti con questo. A volte è maledettamente difficile”. (Bruce Nauman) In mostra lavori intrisi di quella precarietà tipica della ricerca costante e non ancora resi pubblici.

descrizione

Con “la voce seppur filo assertiva” l’Altair Studio vuole restituire agli occhi dello spettatore lo spazio dello studio in tutta la sua carica intima, privata ed eversiva. Lo studio contiene l’incerto, la prova, l’errore, la bozza, il tentativo, la sperimentazione, tutti aspetti invisibili nel contesto espositivo ufficiale. Per questo motivo a quelle opere che hanno già una collocazione precisa nel processo creativo si son preferiti lavori intrisi di quella precarietà tipica della ricerca costante in studio e non ancora inseriti nell’attività pubblica dell’artista.

Nell’odierna ottica capitalista per cui degno di essere visto è solamente il prodotto finale, “la voce seppur filo assertiva” vuole porre in evidenza il grado zero, il rapporto primordiale con la creazione delle immagini, che trova nello studio culla creativa. Qui, nel laboratorio, l’intero processo di produzione è imprescindibile quanto il prodotto finito nelle mostre ufficiali. Il nido primigenio e gli esiti preparatori non vengono più intesi come bozza o tentativo subordinato al lavoro finale, ma acquisiscono il medesimo status e la dignità delle opere compiute. Per questo tutte le opere esposte sono una rielaborazione ad hoc a partire da quelli che comunemente si reputano “scarti” all’interno del processo di lavoro. Con l’apertura dello studio, il privato non vuole diventare pubblico, ma vuole trovare una sua personalissima voce in grado di mostrarsi e comunicarsi. Alla luce da insegna se ne preferisce una terribilmente diafana. In quella bulimica e quanto mai tediosa tendenza a immergere l’oggetto d’arte in una soluzione altamente concentrata di significati concettuali, esporre opere intrise di quella flebile, intima e precaria voce tipica dello studio, permette di giungere oltre la predominanza degli aspetti di significazione a favore di una necessità biologica non filtrata e autentica. Bersanelli, Colturani, Listorti e Nosari sono intervenuti con lavori che non potevano respirare al di fuori delle mura domestiche, ma che solo nello spazio e nel tempo dello studio possono e riescono a trovare il loro primo necessario nutrimento. Nel dettaglio al centro dell’intenzione di Sofia Bersanelli vi è la natura dell’immagine e il suo rapporto col linguaggio. La relazione immagine-parola conduce l’artista a un fare diffuso (pittura, fotografia, video, scrittura) in grado di interpolare spazi e tempi differenti che orbitano attorno al precario, l’inconscio, il quotidiano e la memoria collettiva. Francesca Colturani indaga sulla costruzione dell’immagine a partire dall’interazione col materiale e la forma. L’immagine, eco di un’epopea dei materiali industriali, nasce dalla relazione fra una forma iniziale e interventi sulla carta o sul cartone e si sviluppa rimodulando le diverse componenti dell’immagine. Il mostrarsi si fa convenzione e solo una possibilità su infinite possibili. Silvia Listorti si concentra sull’epidermide, trama vibrante e supporto della sua narrazione. Forte è l’attenzione alla materia che si rigenera, in un gesto che si evolve in relazione al flusso al quale appartiene. L’alternanza di ritmo le permette di avere con il vetro un fondo, e con la grafite una superficie, in un tempo della scultura e in un altro tempo che appartiene alla scrittura e al disegno. Guido Nosari interviene attraverso la materia tessile al fine di condurre lo spettatore in un percorso nella memoria personale e collettiva, indagando il valore della materia come “pelle del ricordo”. Il vestito, inteso come corredo culturale esteriore si incontra e si scontra con il ricordo e la memoria, figlie di un processo interiore di appropriazione di senso. 

In aggiunta durante la mostra verrà diffusa la traccia audio di due poesie di Viola Lo Moro recitate dalla stessa autrice. 

Altair Studio

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