G-5/7, collettivo Daylight, Sabrina Baruzzi, Michele Scaccaglia
G-5/7, collettivo Daylight, Sabrina Baruzzi, Michele Scaccaglia
a cura diCaterina Perinetti
La messa in scena di costumi e simboli tribali è alla base di questo percorso fotografico e performativo in quattro tappe che rivela tutto il fascino etnico di mondi paralleli e remoti in cui l’essere umano, fragile e spietato, è colto nell’intimo tentativo di trovare risposte e comprendere il posto che occupa nell’universo.
Trasumanare significato - Per "superare i limiti dell'umano" appare soltanto in Pd I 70. Trasumanar significar per verba / non si poria. In questo verbo, che " ispira tutto il canto I del Paradiso " (M. Pecoraro, in Lect. Scaligera III 48-49), sembrano compendiarsi l'eccezionalità della situazione che si presenta nel regno dei beati e la reazione che tale passaggio provoca nell'animo di Dante: infatti trasumanare è "passare dall'umanità a più alto grado, che non può essere se none Iddio" Trasumanar è un viaggio tra i simulacri dei timori e dei desideri che rincorrono l’uomo nella vita terrena, manifestazioni palpabili dell’eterno ritorno dell’uguale. La messa in scena di costumi e simboli tribali è alla base di questo percorso fotografico e performativo in quattro tappe, che rivela tutto il fascino etnico di mondi paralleli e remoti in cui l’essere umano, fragile e spietato, affetto e afflitto da un impellente senso di vulnerabilità, è colto nell’intimo tentativo di trovare risposte e di comprendere sé stesso, la sua essenza, il posto che occupa nell’universo. Dal suo errare attraverso tempi e latitudini trapela la costante ricerca di qualcosa in cui credere. Qualcosa che rimandi all’uomo stesso, che ne assuma le sembianze, anche se intimoriscono, anche quando confortano.
In Primigenie, il copricapo è un protagonista senza tempo. In Mongolia come in Siberia, afferma il ruolo dello sciamano all’interno della tribù e catalizza l’energia nel rituale di contatto con gli spiriti, evocati tramite le oscillazioni e i suoni dei sonagli incastonati tra i drappi. Le doti di questa figura di raccordo tra il mondo terreno e quello ancestrale non si discutono. Lo sciamano si prende la scena, si erge a totem vivente a cui gli altri membri della tribù si aggrappano con fede e dedizione. Lo dice la storia, tramandata di bocca in bocca. lo certifica l’esperienza. Lo corrobora la forza della condivisione.
Aprendo le porte del proprio laboratorio, Caterina Perinetti, l'identità creativa che si cela dietro il progetto Peri Neri, invita il pubblico a compiere un viaggio. Fra le suggestioni di colori e materiali eterogenei che costellano lo studio, fanno capolino copricapi e accessori indossabili che rimandano a luoghi reconditi o anche solo immaginati dall'artista. Scenografa di formazione, Perinetti esplora il mondo attraverso le proprie creazioni, mossa da un'incessante sete di conoscenza alla ricerca di immagini ed emozioni che possano ispirarne la realizzazione.
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