Francesca Brugola, Noemi Mirata, Arianna Pace
Francesca Brugola, Noemi Mirata, Arianna Pace
a cura diBianca Basile
dalle 16.00 alle 21.00
Le artiste in mostra illustrano la collaborazione tra sistemi sottesa a ogni cosa, tramite il dialogo fra i loro lavori e facendo propria la nozione di equilibrio.
Nel vocabolario Treccani, il termine sciarada (s. f. [dal fr. charade, e questo dal prov. Charrado «chiacchierata, conversazione», der. di charrá «chiacchierare» di origine onomatopeica come l’ital. ciarlare] ha due significati:
1. In enigmistica, gioco di parole in cui si chiede di indovinare una parola sulla base di definizioni generiche e allusive della parola stessa e dei due o più elementi semanticamente autonomi in cui essa può essere scomposta, segnalati con nomi convenzionali (intero o totale, primiero, secondo, ecc.) con puntini o segni tipografici speciali (sciarade diagrammatiche): rosario (intero) si scompone in rosa (primiero) e rio (secondo);
• sciarada a frase, in cui una parola può risultare da un’intera frase, in genere ritenuta valida se la parola intera e la frase sono omografe (incameramento da: in - camera - mento);
• sciarada incatenata, in cui le varie parti hanno una o più lettere o sillabe in comune (collazione, risultante da: colla, Lazio e azione)
2. fig. Problema, questione, situazione complicata e inestricabile, difficile da risolvere: questa storia è una sc., non ci capisco nulla; la politica interna in questo periodo è una vera e propria sciarada.
Quindi la sciarada è un tipo indovinello che assomiglia per impostazione ai problemi del quotidiano vivere sociale, tanto basilari quanto difficili da identificare – data la pluralità di elementi, individui, coscienze e linguaggi coinvolti – e altrettanto complicati da risolvere. È un problema che può essere visto ugualmente come un divertente rompicapo o un dilemma disperato.
Spesso non ce ne rendiamo conto ma avremmo un grande esempio sotto i nostri occhi, intorno a noi, da cui prendere ispirazione per regolare il nostro vivere sociale: i piccoli ecosistemi presenti in natura.Un ecosistema è una coesistenza tra organismi animali e vegetali ed elementi non viventi. Questa convivenza implica una totale collaborazione per mantenere un equilibrio funzionale non solo all’interno del sistema nel suo complesso ma anche delle singole parti coinvolte al suo interno.
Lo spazio in cui sussiste è un componente a tutti gli effetti del sistema, ed è delimitato ma dinamico, in continua trasformazione proprio perché ogni elemento, con la sua presenza, interagisce e modifica l’ambiente in condivisione. Secondo Carl Troll, biografo tedesco al quale si deve l’espressione di ecologia del paesaggio, un ecosistema comprende non solo l’insieme dei viventi, ma anche l’insieme dei fattori fisici che formano il cosiddetto ambiente. Ciò vuol dire che il primo insieme stabilisce uno scambio di materiali e di energia con gli elementi inanimati del secondo.
Così le questioni sociali sono un innesto di questioni fisiche, storiche, economiche, culturali che, anche quando sia possibile ridurre a situazioni simili tra più persone, si sovrappongono in modo diverso a seconda del singolo individuo. Tutto contribuisce all’equilibrio del tutto, il quale influenza a sua volta l’equilibrio del singolo. Anche se può apparire scontata sino alla tautologia, questa affermazione è tanto semplice quanto reale e difficile da interiorizzare. Ce lo dimostra l’emergenza sanitaria da cui stentiamo a uscire, lo stupore che ha accompagnato i catastrofici incendi di quest’anno.
Francesca Brugola, Noemi Mirata e Arianna Pace con i loro lavori mettono in pratica e rendono visibile la collaborazione tra sistemi che caratterizza il mondo. D’altronde, cos’è una mostra collettiva se non una costellazione, composta da stelle che brillano ognuna di luce propria ma che insieme formano un disegno più grande?
Il pubblico non è esule da questa collaborazione. Ogni lavoro coinvolgerà attivamente e in modo diverso lə visitatorə che daranno – ognuno a proprio modo – il loro contributo al sistema della mostra. L’arte pone a tuttə – artistə, curatorə, spettatorə – una domanda che assume, per ognunə, una sfumatura differente. L’arte mette in luce le intersezioni, quelle zone di confronto in cui due o più autonomie entrano in contatto. Consente un’idea di equilibrio meno simmetrica, più composita, variegata, colorata, disordinata… in sostanza più realistica. Intuire questo equilibrio è proprio come giocare a sciarada: si devono indovinare prima le singole parole e poi cercare di metterle insieme per ricavare quella finale.
Se c'è una parola che più di tutte spicca in questa collettiva è proprio questa. Un divenire continuo di ecosistemi, processi ed equilibri che si rinchiudono nel microcosmo che è la Casa-Studio di Noemi. Non è mai facile far combaciare un luogo così personale e privato, come la propria abitazione, con il pubblico esterno e creare un'armonia con le opere esposte. Eppure, non appena si mette piede all'interno, ci si ritrova immersi in un ambiente estemporaneo ed intimo, ma allo stesso tempo vasto come i paesaggi che vuole raccontare.
(Con)divisione?
Atelier privato di Veronique Pozzi Painè
via Bramante, 35 - cit.80, interno giardino scala D, ascensore S
Sciarada
Casa-studio di Noemi Mirata
via Vittoria Colonna, 47 - citofono A3, primo piano rialzato
Green Pazz
Giovanni Bai
via Stromboli, 3 - citofono 9
Trasumanar
Peri Neri maker
via Digione, 7/9
Studio ambulante
Studio ambulante
piazzale Veronica Gambara
La Seconda Coscienza
StudioG7/9
via Digione, 7/9 - ingresso da passo carrabile al N°7
Vissi d'arte
Spazio Muri Liberi via Ardissone
viale dei Pioppi, 38 - Parco dei Pioppi