a cura diGiulia Roncucci, Rosa Cascone
Aprendo le porte dello STUDIO G 7/9 dell'artista Giulia Roncucci e grazie alla collaborazione dei quattro artisti Tullio Brunone (classe 1947), Vincenzo di Pierro (1996), Giacomo Grippa (1997) con Chiara Biraghi (1997) e Giulia Roncucci (1982) si è voluto esporre una riflessione su questo momento di transizione che aprirà ad un mondo diverso. I lavori sono espressione della metamorfosi, dello sdoppiamento e della sperimentazione attuale in delicata tensione tra lo stato di natura, la tecnologia e la sopravvivenza della vita stessa. Nella cultura tibetana buddhista il Bardo rappresenta lo stato intermedio, quel momento di trapasso in cui la mente si separa dal corpo e sosta nella dimensione tra la vita passata e la vita futura. Con la pandemia siamo tutti entrati in un territorio simile. Il distacco dalla vita precedente è ancora in atto e si profilano terre inesplorate per entrare in una nuova realtà, che è già quella della convivenza con la pandemia, con la crisi economica e con la reciproca paura di altro contagio, ma anche quella della possibilità di un futuro diverso e forse migliore. Anche l’arte contemporanea si sta adattando a nuove forme, fruizioni e tematiche nate da un periodo di chiusura, isolamento e condivisione virtuale. Aprendo le porte dello Studio G 7/9 l’artista Giulia Roncucci 1982 accoglie gli interventi dei giovani artisti Giacomo Grippa 1996 (con Chiara Biraghi 1997) e Vincenzo di Pierro 1997, e del suo maestro Tullio Brunone 1947. “Stavo preparando un lavoro nel mio studio, un’installazione ambientale che coinvolge tutto lo spazio dividendolo in due attraverso un vetro. Questa installazione per l’occasione di walk-in-studio si apre ad accogliere gli interventi degli amici che ospiterò, andando a realizzare un lavoro composto di diverse parti, autonome ma allo stesso tempo in dialogo fra loro, a comporre come un’opera a più voci” (Giulia Roncucci). L’opera esposta dall’artista Giulia Roncucci è uno “studio in the studio”, parte di un work in progress audiovisivo sul concetto di mondo-persona e di persona-mondo ("Dispositivo #2 -Una nuova coscienza") che si fruisce attraverso un vetro: parti meccaniche, antropomorfe, si muovono ricreando un dialogo che si sviluppa attraverso le proiezioni e le luci che questi oggetti riflettono. Il riflesso della luce, con l’immagine del mondo proiettata, rende visibile la sagoma di una mano sulla quale è innestata un’antica lente. La lente, come uno strumento magico, è attraversata da una figura che proviene da un telescopio diventato strumento di proiezione, in un gioco di specchi che coinvolge e anima tutto lo studio. Chi ne è dentro viene trasportato in una realtà illusoria, l'alba del mondo in cui l’osservatore si ritroverà con la sua immagine restituita, osservata. Vincenzo di Pierro presenta “Scultura Solare” (2019), un raffinato lavoro basato sulle antiche tecniche della stereoscopia, già esposto quest’anno al Museo Diotti a Casalmaggiore, uno scorcio poetico su uno spazio umano sospeso in un’atmosfera di attesa. Sempre all’interno dello spazio, in dialogo con le voci umane oltre il vetro del lavoro di Giulia Roncucci, vibreranno i suoni degenerati del lavoro “¡a#ïLAME3.100UUUUUUUUUUUUUUUUUU UUUUUUUU” (2019) di Giacomo Grippa e Chiara Biraghi: un continuo messaggio vocale WhatsApp che ha origine dalla registrazione di rumori ambientali catturati a Milano e trasformati dal social in un suono non identificabile, deformato e ormai non riconducibile a nessuna forma naturale. Oltre il vetro che divide lo spazio si apre una finestra virtuale, sono riprese video in tempo reale ricevute da una telecamera posizionata al limitare del bosco. Il lavoro è dell’artista Tullio Brunone che, stabilendo un contatto con la natura incontaminata e la vita selvatica degli animali che in questo periodo hanno vissuto indisturbati tutti gli habitat, apre a una riflessione sul tempo dell’attesa e della memoria, sulla relazione fra uomo, natura e tecnologia.
Della forza della fragilità
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Studio S. Uberto
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