La prima “pagina” della fanzine presentata martedì 4 allo spazio Tupac, si mostra come una volta stellata. Ogni costellazione che la abita è formata da un gruppo di parole scelte da alcuni abitanti di via Padova all’interno del V canto dell’Odissea. Il canto si apre narrando l’arrivo di Ermes sull’isola della regina Calipso al fine di esortarla a lasciar partire Ulisse. La donna, anche se innamorata dell’eroe, esegue il volere degli dei e crea per lui una zattera sulla quale potrà navigare verso Itaca. L’aiuto che Calipso ha dato ad Ulisse è stato narrato e reso immortale dall’epopea omerica. Nessuno per ora, si era però occupato di raccontare, quindi di fissare nella memoria collettiva, quei progetti artistici e culturali che sono stati realizzati per e con gli abitanti di via Padova. Aiutare in questo caso consiste nella creazione di una rete di alleanze in una zona assai eterogenea per quanto riguarda le nazionalità che vi risiedono. “Patria”, “la casa mia”, “in cammino”, “vicinissima”, “lontano”: la prima costellazione evoca molte suggestioni. Ai passanti è stato chiesto di scriverle nella propria lingua, accanto ad ogni parola. Così avviene per tutte le pagine squadernate e richiuse come un poster, al cui interno si presenta, in più casi, una tavola d’immagini. Memoria dei progetti realizzati da artisti (dai professionisti, spesso in collaborazione con Assab One, agli studenti della NABA e del Liceo artistico Caravaggio), collettivi e associazioni all’interno del quartiere. Quest’ultimo ha una conformazione urbanistica molto particolare. Via Padova è un lunga strada, un tempo via postale, che porta fuori dalla città, passando dai negozi affollati agli alberi in fila oziosi sulle sponde del naviglio. Come raccontare una realtà così frammentaria? Solo partendo dal dettaglio, un dettaglio proveniente dalla “periferia”, si può giungere a produrre una storia non lineare, priva di nessi causa-effetto immediati, ma fatta da diversi punti di vista, da frammenti, cioè le memorie per il futuro. Questa fanzine scrive una storia di solidarietà tra gli abitanti di una Babele urbana. La scrittura avviene attraverso le immagini che ci riconducono a momenti vissuti dalle persone che hanno partecipato ai progetti con disegni, fotografie, danze e interpretazioni di una realtà che sembra apparentemente ostile. Ad aiutarci a scoprire come la vita in questo quartiere sia tutt’altro che ostile, ci sono posti come Tupac, luogo d’incontro di quattro menti e 8 mani accomunate dalla volontà di raccogliere e conservare materiale ed esperienze avvenute negli ultimi anni di vita di via Padova. L’idea che ha dato vita alla fanzine è infatti quella di fondare un archivio, che permetta di catalogare tutti progetti in modo da non ripeterli o per farlo ma in un contesto cambiato.