L’arte delle società nelle quali predomina il modo di produzione capitalistico si presenta a un primo sguardo come una immane raccolta di antimerci.
Dunque, secondo -------, le contro-verità su di un mondo invaso, sommerso dalle merci, l’arte le cerca da un’altra parte, nella parte in ombra, tra gli scarti, le immondizie, le antimerci. E come non vedere in questo una solidarietà profonda con il metodo psicanalitico freudiano che cerca la verità del paziente nei suoi silenzi, nei suoi errori, nelle sue dimenticanze, e non certo nelle sue affermazioni categoriche. Si direbbe che tutta la ricerca di ------- possa essere intesa come il tentativo di leggere lo sviluppo dell’arte occidentale nei termini di un enorme negativo fotografico rispetto al progresso della Razionalità e cioè della Civiltà.
Il gruppo di Altair Studio vuole mostrare il resto. O anche, per dirla con parole loro, la voce che, seppur flebile, conferma. E se quelle non erano Opere, chi erano loro? Cosa resta di un Artistə ufficiale quando quello che ci presenta è il suo antilavoro? Se la veste certa e compiuta si toglie, una più obliqua e fragile affiora. Silvia è le sue lastre di gesso spezzate: silenziose sui margini, asseriscono l’esistenza di vetri da qualche altra parte. ‘Erano troppe in questa stanza’ mi ha detto a bassa voce, bisognava togliere ancora’. Poi nel corridoio c’è Guido, non ha la sua stanza perché è un ospite, è venuto con sua nonna, o meglio, quello che resta della nonna, o meglio, quello che la nonna voleva si vedesse. Sono donne tutte d’un pezzo le nonne, non ti permetteranno di vederle incrinarsi. Ammennicoli merletti bottoni, cipria ombretto rossetto, oggettini. Cassetti e cassettini stracolmi in cui andare a frugare. È uno scavo profondo e archeologico che il nipote deve fare di soppiatto. Ma poi lo spiaccica su di uno specchio, perché ciò che si è scoperto deve restare segreto, a noi basti sfiorarne la superficie. Accanto, nel bagno rosa canta Viola la poetessa. Anche lei non c’è veramente, per lei c’è la sua voce. Sofia è un’ombra e una maga. Cercatrice di altre realtà a noi invisibili, le cattura nei suoi scatti in negativo. Apre finestre e portali e si divide. Da una parte un fascio di luce che esce, sulla parete opposta frammenti invertiti, neri che risucchiano. Infine ancora un assente: Francesca che è di cartone e, partendo dal vero, impedisce il meccanismo della riproduzione, ci chiede di sforzarci di completare noi gli spazi vuoti.
La casa è abitata da fantasmi con voci assertive.