Per spiegare bene cosa succede nello studio di Federica Di Carlo devo raccontare una storia: Un uomo, Girolamo Marri e un aragosta gigante (che non sappiamo ancora se essere aragosta o astice), lottano contorcendosi davanti allo spazio espositivo. Tuttз guardano un po’ perplessi la scena, ma sono incuriositз dalle mosse quasi danzanti di Marri e le contorsioni acrobatiche dell’aragosta. Una signora dal balcone spaventata e allo stesso tempo stufa dell’estenuante battaglia urla dal balcone: “ma che è?!” Si muovono, si contorcono, si stendono e si ritraggono, non sembra esserci tregua, ma nessunз sa chi ha vinto; li ho visti andarsene insieme così come sono arrivati.
Dentro allo studio in viale Monza 24 sono ospitati oltre venti artistз, Josè Angelio, Genuardi Ruta, Elena Bellantoni, Enzo Calibè, Simone Cametti, Stefano Canto, Nina Carini, Michela de Mattei, Federica Di Carlo, Daniela Di Maro, Antonio Fiorentino, Alessandro Giannì, Silvia Giambrone, Luca Grimaldi, Silvia Hell, Grossi Maglioni, Marta Mancini, Domenico Antonio Mancini, Diego Miguel Mirabella, Matteo Nasini, Lulù Muti, Leonardo Petrucci, Laura Ougno, Marta Roberti, Alessandro Sambini, Ivano Troisi, The Cool Couple, Virgina Zannetti, Lorenzo Bacci & Flavio Moriniello, ognuno con un medium diverso di cui Marri mi ha spiegato qualche dettaglio: un coltello scivolosissimo che appena lo sfiori scivola via, un quadro pesantissimo, una lasagna di cartongesso su una struttura poco stabile, una bici con cui sono stati percorsi i moltissimi chilometri con un quadro rovinato dal tempo e una scritta sulla porta con un numero di telefono da chiamare che era sia un numero vero che un messaggio in codice. La storia dello studio finisce qui, ma in fondo ogni storia ha una morale, quella di Bazar è sciogliere l'aura dell’opera togliendo il suo lato espositivo tradizionale facendo all’apparenza trasparire l’idea del mercato in cui fare l’affare del giorno con un accumulo di oggetti. Bazar è quindi una riflessione sul ruolo del sistema dell’arte in questo momento storico, il ruolo dell’opera e dell’artistə.
In fondo l’uomo e l’aragosta stavano meditando, attraverso la corporeità, su come posizionarsi all’interno della complessità del mondo che oggi viviamo.