Disegnatrice e pittrice completamente autodidatta, Eleonora decide di cercare la sua strada molto presto. A 14 anni lascia i suoi affetti e all’alba dei 16 inizia a mantenersi da sola vivendo con un gruppo di amici artisti fino all’età di 20 anni nella città di Milano. Decide poi di trasferirsi in Puglia e apre un laboratorio d’arte, lavorando come pittrice e aiuto scenografa con opere su commissione. Nel corso degli anni parteciperà a diverse collettive e si inserirà anche all’interno della scena artistica underground milanese. Arriva il 2014. Eleonora decide di abbandonare il colore per dedicarsi al bianco e nero. Trae ispirazione dal pittore Fabio Giampietro, che attraverso la sua tecnica pittorica seminale di sottrazione del colore dalla tela, realizza dipinti figurativi potenti e intensi traducendo una forte realisticità. Eleonora guarda alla sua pittura con stupore e interesse. Un po’ ispirata da lui, un po’ perché il disegno era ormai parte del suo lavoro, ecco che decide di cominciare anche a dipingere in bianco e nero. Una pittura che nel tempo è mutata, per diventare ad oggi una pittura informale.
Il 2014 è un anno significativo per Eleonora anche per un altro aspetto, se non il più importante per la carriera di un artista. Apre il suo spazio, il suo laboratorio nella città di Milano. Eccomi, ci sono quasi. Sto scendendo le scale, Eleonora mi fa strada: ‘Benvenuta nel mio studio.’ Non sapevo bene cosa aspettarmi, ma appena il mio sguardo incontra i disegni appesi alle pareti tutto si fa chiaro. Sono come trasportata all’interno di un’altra realtà, un mondo fatto di paesaggi frammentati che però si uniscono a creare qualcosa di magico davanti ai miei occhi. Chiedo spiegazioni. Sono stampe tratte da diari di viaggi nel sud-est asiatico. In particolare Thailandia, Laos e Cambogia. Sì, Eleonora compone questo diario di viaggio pieno zeppo di disegni, sketch veloci, impressioni su strada su una Moleskine. Una produzione costante che non si è mai fermata da quel lontano 2014, che continua e continua e continua ... Eleonora infatti porta sempre con sé una Moleskine, fondamentale perché sente la necessità documentare la realtà, di dare forma a ciò che ha nella mente.
Mi avvicino ad un disegno che mi colpisce particolarmente. Eleonora mi racconta la sua storia. Si tratta di un ritratto dal vero di una maîtresse, più precisamente nel quartiere a luci rosse di Bangkok. Sono ipnotizzata. È come se fossi lì, i nostri sguardi si stanno realmente incrociando, le migliaia di chilometri di distanza che ci separano non esistono più. Come i tralicci onnipresenti nel lavoro di Eleonora, da lei definiti dei garbugli, dei legami indissolubili. I suoi disegni sono questo, garbugli, legami, connessioni tra storie, vite, culture distanti ma indissolubilmente legate. Oltre ai suoi lavori, lo studio di Eleonora Prado apre la sua porta d’ingresso, per dialogare ed unire le forze, i talenti e le speranze degli artisti che ospita. Luca Motta, con opere create con materiali metallici di riciclo. Antonino Vallone con la sua pittura ad olio su grandi fogli di carta, di forte impatto drammatico. Federico Marcoaldi, con l’opera d’arte collettiva Modulopoli, in cui la materia cartacea viene manipolata, stravolta, riplasmata. Infine, Atelier Cenisio, porta invece un’esperienza sull'arteterapia, un linguaggio che utilizza l’arte per costruire percorsi di consapevolezza di sé.