Ad Alberto Barazzutti ed Elena Beorchia non manca di certo l’ironia. Se a volte una mostra può risultare interessante o istruttiva, a volte può svoltare la giornata, facendo riflettere e divertire allo stesso tempo. Due artist3 friulan3, in trasferta a Milano, e il gruppo collettivo D.C. (a cui sono a capo) utilizzano un linguaggio ridotto, riduzionistico, per rappresentare, attraverso le proprie opere, la nostra società con riferimenti espliciti a un unico tema, quello dell’arte.
Lo spazio scelto è all’aperto, il Parco dei Pioppi, delimitato da muri in cui street artists e writers possono dar sfoggio delle proprie creazioni, fungendo, in questi giorni, da cornice e contenitore di “Vissi d’arte”. Si tratta di una scelta dettata dalla voglia di non chiudersi in un luogo, ma di ascoltare l’esigenza di libertà dopo il periodo di clausura del Covid. Sul tag di un certo Nezra sono stati piantati dei chiodi per appendere le dodici opere che compongono la selezione di Alberto ed Elena, tutte rigorosamente in fila. Si tratta, per lo più di stampe di foto o disegni manipolati al computer. Ho osservato le opere da sinistra a destra, incontrando per prima la raffigurazione – per l’appunto – di un3 writer blu, dal titolo “Der Blaue Writer”, gioco di parole che fa riferimento al movimento fondato, fra gli altri, da Kandinskij. La seconda opera, “Questa non è una pipa” riprende il quadro di Magritte, ma questa volta ad essere raffigurata è una pistola giocattolo fotografata dagl3 artist3. Non si tratta più solo di un gioco semantico, ma un elemento realistico vuole dimostrare come la realtà sia violenta. Accanto, “Natura morta” è la foto di un cesto di frutta luttuoso, frutti neri che ora non sono solo morti, ma sono anche stati ormai digeriti dalla coppia. In “Tentativo di far formare dei quadrati invece che dei cerchi intorno a un sasso che cade nell’acqua” Alberto riesce a compiere (con un piccolo aiutino digitale) ciò in cui De Dominicis non era riuscito. Seguono tre ritratti, di cui vorrei presentare il primo: all’autoritratto di Raffaello Sanzio degli Uffizi è stata aggiunta una capigliatura bionda con frangetta e alla mia domanda «Perché questa scelta?» mi è stato riposto «Leggi il titolo»; “Raffaello, cioè Raffaella, cioè Raffaell3”: niente altro da aggiungere. Alcune opere seguenti fanno parte della serie “L’arte di insultare”. Un polittico è composto da quadretti che, tutti insieme, formano la parola “Idiota”, mentre più avanti si trova “Crettino”, una miniatura dell’opera di land art di Burri. Altri elementi esposti sono di riutilizzo, veri oggetti che sarebbero stati buttati se non fossero diventati opere d’arte. Una in particolare ha attirato la mia attenzione: “Pennelli dipinti coi pennelli”, «Un po’ come il gatto che si morde la coda». A chiudere la serie troviamo “Tonno sott’olio su tela”, una scatoletta di tonno su un quadro dipinto, chiaro rimando alla tecnica artistica, ma anche a come già Bruno Munari si era divertito a utilizzare il rimando stesso.
Vissi d'arte, una mostra in cui opera e titolo si completano, in cui arte e parole sono protagoniste, insieme.