Nello Spazio fa Freddo non è una mostra fine a se stessa. È il frutto della Art School #4 di Chippendale Studio, iniziata nel 2019 e intitolata Periferico globale. Insieme al fondatore Luca Panaro, un team curatoriale ha destrutturato la modalità didattica istituzionalizzata, per lasciare posto a un progetto aperto, indefinito nel format e più dinamico. La ricerca è stata sviluppata a partire dalla Maggiolina, un quartiere nella periferia nord di Milano, dove si trova lo studio stesso. Ciò che contraddistingue la zona sono delle piccole case costruite a forma di igloo negli anni Quaranta, su progetto dell’architetto Mario Cavallè.
Nello Spazio fa Freddo non ha un significato univoco. Partendo dall’igloo e dalla sua forma semisferica, i curatori hanno elaborato una mappa concettuale, che ha permesso loro di estendere il significato e la simbologia del soggetto di ricerca. La mappa campeggia appesa a una parete dello studio e tra le varie parole chiave si può leggere: cactus, minaccia, ventre, nascita, caverna, arca, cosmo, nave spaziale…
Nello Spazio fa Freddo non è una personale e nemmeno una collettiva.
I vari spunti della mappa concettuale sono poi stati inviati a una settantina di artisti, a cui è stato chiesto di interpretarli. Tutte le risposte ricevute sono fruibili in questo progetto, che tuttavia rimane aperto ad ulteriori aggiunte e modifiche. Un faldone di schede è riempito con materiali di ricerca: essi spaziano da cartoline provenienti dalla Biblioteca di Monaco di Baviera ritraenti Il diavolo sale sull’arca a fotocopie di manuali sulla struttura della cellula; dalla pianta circolare dell’inferno alle copertine della collana fantascientifica Urania.
Infine, Nello Spazio fa Freddo non è monodisciplinare. Nello studio, oltre a tracce audio e installazioni video (un esempio è 23.500 volte di Francesca Ruberto e Giacomo Infantino), si possono trovare anche testi autoriali, tra cui un racconto intitolato Mappe e cicatrici di Nadia Busato. Un tavolo bianco è inoltre la postazione per dei fascicoli azzurri, ognuno dei quali contiene diversi materiali. Per esempio, Pietro Belotti propone due screenshots stampati, che hanno catturato le anteprime in tinta unita delle immagini cercate su Google, prima che venissero completamente caricate. Di conseguenza alla ricerca ‘casa igloo milano’ corrispondono dei rettangoli azzurri e grigi, che ricordano immediatamente blocchi di ghiaccio, o rossicci e marroni, come dei mattoni.
Pic Boll invece è il disegno di un progetto di design, sviluppato da Giuseppe de Mattia, che però solitamente si occupa di video e fotografia. Istintivamente, dopo aver letto la mappa concettuale, ha pensato a una palla rossa come contenitore per piatti, bicchieri, due coppe e un vassoio. Nell’insieme Nello Spazio fa Freddo è un archivio armonico, dove le opere sono dei documenti restituiti all’uso del fruitore, che ne diventa immediatamente parte attiva e partecipatoria.