Carlo Gambirasio, Gioele Villani
Carlo Gambirasio, Gioele Villani
dalle 18:00 alle 21:00
I due artisti condividono la fascinazione per la tecnologia. Danno vita a dispositivi che sfruttano le potenzialità espressive dell’elettronica, ragionano sulle sue caratteristiche e ripercussioni sulla psiche, sullo sguardo e sulla società, coinvolgendo il pubblico in un’interrogazione non verbale riguardo la natura stessa della realtà.
Carlo Gambirasio ragiona sul concetto di paesaggio e la sua composizione. L’elemento caratterizzante di ogni sua possibile rappresentazione è senza dubbio da identificare nella presenza di un orizzonte. Individuata la costante, l’artista ci offre una sua elaborazione del Paesaggio come concetto disincarnato che idealmente ne contiene ogni possibile variazione. Per fare questo si ispira all’espressionismo astratto di Mark Rothko, in particolare alla tela Red, orange, orange on red, inserendo l’elemento macchinico del moto che, interessando proprio la linea dell’orizzonte, moltiplica e generalizza la rappresentazione.
Gioele Villani porta una ricerca sull’uso del computer come strumento di generazione autonoma d’immagini, interrogandosi sulle possibilità espressive delle macchine, e dei loro programmi, come entità attive nella ricerca estetica. L’opera prende origine dal software Free_draw, generatore di forme nello spazio, che si presenta a video come un’animazione che linea dopo linea disegna forme “spontanee”, secondo un algoritmo a base stocastica e combinatoria. Avviando il programma si da inizio al flusso di pensiero della macchina, teso a calcolare forme su forme in una ricerca identitaria e di ‘purezza’ dell’immagine.
Così la pratica del disegno libero, lo scarabocchiare come rappresentazione astratta, automatica, leggera, pratica gestuale e corporea, tipicamente associata esclusivamente alla spontaneità della soggettività umana, è delegata alla macchina. Nella versione di Free_draw usata in questa occasione, il software si occupa anche della stampa 3D, generando il codice macchina (.gcode) necessario alla stampante per realizzare un oggetto a partire dalle immagini immateriali.
Proprio l’oggetto stampato costituisce il fulcro dell’installazione qui presentata, fungendo da matrice per la proiezione di un paesaggio cangiante, in cui lo spettatore è invitato a immergersi. Il programma, seppur invisibile, rimane però di fatto la componente essenziale dell’opera: il codice, il testo, le istruzioni che le hanno dato vita.