All’interno dello studio sono installati tre grandi tavoli realizzati appositamente per ospitare, a mo’ di tovaglia, i selfie di Wurmkos, disegni con riproduzioni dei volti di alcuni membri del gruppo, ma non è tutto qui: ‘’Da circa due anni il gruppo Wurmkos pratica un selfie rallentato, un disegno collettivo, un rituale ripetuto nel tempo che porta le persone a radunarsi settimanalmente attorno allo stesso tavolo su cui è apparecchiato un abbozzo di ritratto’’. Ritratto che viene quindi ultimato dalla mano collettiva, seguendo l’idea di un’arte sociale che perde di autorialità nel segno ma ne acquista nell’atto ideativo e nella realizzazione. Se il selfie nasce come necessità dell’ego, il processo di Wurmkos ne ribalta la natura attraverso il mezzo artistico più semplice, matita su carta. La necessità di tornare a questa tecnica era stata avvertita anche da Gino De Dominicis ad un certo punto della sua carriera ed i risultati furono notevoli. Con Titolo del 1984 e Senza Titolo 1985 oggi a La Galleria Nazionale di Roma. Ma se i pannelli di De Dominicis mantengono la loro posizione auratica verticale, quelli di Wurmkos si mettono totalmente a servizio dell’ambiente sociale circostante sia nel momento di realizzazione, sia nel momento espositivo. Gli stessi selfie sono stati utilizzati, in chiave squisitamente Wurmkos, come tovaglie, durante una cena organizzata per inaugurare l’evento. Così, qualche macchia di sugo e vino aggiunge un po’ di colore ai ritratti.