Si tratta di uno scantinato suddiviso in piccole aree, tutte plasmate dalle mani di un falegname che lo abitava in precedenza. L’odore di legno ci trasporta alla scoperta di ogni spazio in cui tre artisti posizionano le loro creazioni. Il tema che li accomuna è un sottile ragionamento su come la tecnologia e la natura spesso coesistano, creando entità che sembrano apparentemente naturali ma che in realtà sono il risultato di lunghi processi di modificazioni tecniche. L’innesto, scientificamente parlando, indica il frutto dell’unione “forzata” di due corpi geneticamente differenti che riescono però a generare un nuovo individuo che ha insite le caratteristiche di entrambi ma con una forma del tutto diversa. Francesco Pacelli racconta come anche una personale esperienza di innesto ortodontico possa trasformarsi in opera, ed è in I don’t want to have nightmares about you che tutto risulta chiaro: un piccolo mostro illuminato da una luce violacea e dotato di dentiera si appropria di un angolo dello spazio rappresentando il ricordo, quasi traumatico, di problemi legati alla dentatura, risolti appunto da un innesto artificiale. Matteo Gatti s’interroga invece sulla possibilità di un futuro museo antropologico, inteso come una raccolta di oggetti comuni che possono però diventare l’emblema e il ricordo di ciò che rimane del nostro presente. Un oggetto metallico acquisisce una forma arcaica, come se fosse un reperto ancora da ripulire dai segni del tempo. Saranno questi tipi di oggetti a rappresentare ciò che rimarrà della nostra società? L’interrogativo irrisolto troverà soluzione soltanto un domani, quando i frutti delle modificazioni tecnologiche odierne lasceranno il posto a nuove forme di vita, probabilmente del tutto tecnicizzate. Infine Emanuele Magri, attraverso una potente critica all’esasperazione della ricerca biotecnologica, crea dei Viscerals, creature immaginarie formate da parti umane – come occhi, intestini e reni – e piante, che in un mondo fantastico fuoriescono dalle loro gabbie di sperimentazione per invadere la nostra quotidianità. Nella loro apparente mostruosità vogliono farci riflettere su come l’uomo sia predisposto nella sua incoscienza a valicare i limiti della natura che, tuttavia, risulta sempre più forte dell’essere umano.