In un seminterrato sorprendentemente luminoso di Via Giulio Belinzaghi è situata la casa studio di Etienne Yamamoto e Giuliano Giangheddu: in questo spazio tra l’intimo e il professionale, si dipana la loro visione della Vida Urbana. Etienne Yamamoto racconta la città, o meglio, le città, tramite edifici che si sovrappongono creando skyline irreali. Yamamoto nasce in Brasile da una famiglia di origini italiane e giapponesi, per continuare gli studi e maturare come artista si trasferisce a New York, ed ora vive e lavora in Italia. Le fotografie, scattate in ogni città dove ha vissuto, sono il punto di partenza dei suoi lavori che parlano della sua identità ma anche di temi sociali come la gentrificazione e l’abuso edilizio. Gli edifici sono declinati su vari supporti, ritagliati. A volte l’artista interviene sulle fotografie, le accompagna da specchi o materiali da costruzione come cavi d’acciaio e reti di plastica. Lo sguardo di Giuliano Giangheddu, invece, parte dagli interni e si proietta nel surreale. Dipinge su tele stanze senza finestre in città senza coordinate, dove interiorità fantastiche prendono il sopravvento: prospettive giottesche incontrano animali selvatici, arredamenti di design e architetture del gotico veneziano. A volte il muro della stanza pare crollare aprendo a un mondo o a una carta da parati evanescente, con tocchi di Matisse.