La ricerca tematica e simbolica da loro percorsa è del tutto coerente con l’immaginario e il background del proprietario, che si esprime non soltanto attraverso l’esposizione di suoi oggetti personali raccolti nel corso del tempo, ma anche tramite memorie della sua vita da lui raccontate durante la mostra, come le sue lezioni di Kendō. I lavori di Picone, Talana e Zancana sono il frutto di una ricerca spasmodica e appassionata su tematiche che toccano l’Estremo Oriente, quali il nomadismo, la morte, i rituali e l’identità transnazionale, che si esprimono in modo elegante con vari medium quali pittura, fotografia e installazione. Quest’ultima è resa da Talana come un mezzo per indagare l’enigma che si cela dietro il concetto di morte, di cadavere, di specchio e di matrimonio attraverso origami la cui presenza è accessibile allo spettatore tramite l’accensione di una piccola torcia. Una delle due tele di Picone si cela in modo misterioso dietro una pianta che sembra proteggerla; qui il cavallo ritratto si rende emblema del suo rapporto con i nomadi nel corso della storia, durante la quale va perdendo progressivamente il suo ruolo. Zancana riflette sull’abbraccio tra culture lontane per mezzo di stampe fotografiche orientali e nostalgiche, cui interviene in modo audace attraverso l’utilizzo dell’argento. Le opere costituiscono un’estensione degli oggetti personali e multiforme di Bulzi e creano una storia d’amore che si rivolge, senza retorica e con classe, alla storia, all’antropologia e alla simbologia, abbagliando con una luce chiara.