Tatiana Brodatch e Mahmoud Saleh Mohammadi si sono conosciuti anni fa a casa di amici. Hanno frequentato entrambi l’Accademia di Brera, e fin dagli albori della loro amicizia hanno pensato di collaborare insieme; progetto che si realizza per la prima volta in questa mostra, dal nome Personal Belongings. Il titolo può indicare sia l’elemento comune tra le pratiche artistiche di Tatiana e Mahmoud, che lavorano entrambi sull’intimità, sia riferirsi all’idea dell’immigrazione e ai riferimenti culturali che hanno portato con sé trasferendosi in Italia dai loro Paesi. Mahmoud Saleh Mohammadi è originario di Tehran. Nelle sue opere compare quasi sempre il tappeto, ricordo della tradizione iraniana, sul quale viene applicata della pittura, in particolare pigmenti dorati; attraverso le proprie opere cerca spesso di integrare la cultura italiana e quella iraniana, come mostrano alcune sedie, di fattura italiana, che hanno la seduta composta da porzioni di tappeti persiani. Ospite nel suo studio è Tatiana Brodatch, nata a Mosca. L’artista interpreta la sua anima nomade e curiosa come conseguenza della sua religione di appartenenza, l’ebraismo. Lavora con sculture di plastilina di piccole dimensioni, un materiale fluido, malleabile, sempre modificabile e deteriorabile: “come la vita stessa”, dice a riguardo. I suoi soggetti sono figure femminili e maschili senza volto, che in una serie di video stop motion si scambiano effusioni d’amore. Per l’occasione della mostra ha creato due di queste figure con le sembianze sue e di Mahmoud, sedute con aria sognante, una su una sedia e l’altra su una piccola mensola entrambe rivestite di tappeti iraniani, lavori che invece sono stati realizzati da lui. Questi diversi elementi formano quindi un’opera nuova, nata dall’integrazione delle due pratiche artistiche, simbolo dell’amicizia dei due e dell’incontro delle loro diverse culture.