Lo studio di un medico di famiglia evoca l’attesa e da questa Giancarlo Norese ha tratto una riflessione sulla qualità dello spazio, così le sedie della sala d’aspetto si trasformano regalando movimento e leggerezza. È un’opera che rende omaggio alla bellezza generata dagli oggetti trovati per caso e al “falso trattato di estetica” del filosofo Benjamin Fondane. L’attesa può essere anche quella per una lettera, come nell’opera di Isabella Mara che, con un delicato collage tridimensionale, celebra l’amore e lo scambio epistolare tra Albert Einstein e una ragazza di Pavia. Mentre ci si chiede se sia vero o solo leggenda molte altre domande scorrono sui muri dello studio, piccoli dispositivi led ridanno vita a domande trovate. Da “perché non alberiamo l’autostrada?” per un mese Ylbert Durishti raccoglie e chiede ad amici d’inviargli tutte le domande graffite su muri nelle quali si sono imbattuti; molte sono state reperite nei bagni e così anche il bagno dello studio diventa spazio espositivo. Il led scorre e rende parziale e legata al tempo la lettura, anche le parole nelle opere di Elena Modorati scompaiono e appaiono, ma qui mutano in base alla percezione di chi guarda. Fogli di carta ricoperti da uno strato di cera che crea un perenne divenire di parole che affiorano o vengono celate. La cera è come una membrana tra noi e il mondo, tuttavia questa non vuole rappresentare un limite, piuttosto un punto d’incontro.