L’architetto Marcello Gianoli ha messo a disposizione il suo appartamento per la mostra BraeraKlasse#4, composta dalle opere degli studenti di Fotografia e curata da Federica Mirabella e Francesca Greco, due studentesse di Visual cultures e pratiche curatoriali, tutti frequentanti l’Accademia di Brera. Le due giovani curatrici hanno selezionato le opere dai portfoli proposti da Paola Di Bello, insegnante di Fotografia di Brera, a seguito di un lungo confronto e scegliendo quelle per loro più interessanti. “Quello che vedete è l’arte che quel pomeriggio è esplosa, ad un tavolo di un bar” scrive Francesca sul depliant della mostra, mentre Federica scrive, rivolgendosi al visitatore, “non ti indicherò la strada da percorrere, il bello da guardare o il tema su cui riflettere”. Non solo il tema è libero, infatti, ma anche il percorso nella sala e l’approccio con le opere: non essendo presenti per scelta didascalie sui lavori, se qualcuno è interessato all’opera deve necessariamente rivolgersi al curatore o all’artista, stimolando quindi delle conversazioni in cui il visitatore può fare domande più specifiche secondo il suo personale interesse. Sia gli artisti che le curatrici si sono misurati con i problemi dello spazio espositivo, in particolare una carta da parati bianca con una ricca fantasia floreale presente su tutti i muri. Ne è un esempio l’opera L’armonia della differenza di Alessandra Draghi, le cui fotografie sono state stampate in una modalità apposita, come fossero anch’esse parte della carta applicata al muro. L’opera Addio al dolore di Cesare Lopopolo, invece, è stata allestita nel punto in cui la carta da parati era strappata, ricordando in questo modo un velo di Maia squarciato, o un affresco rovinato dal tempo. All’interno dell’opera infatti vi sono sia riferimenti simbolici all’alchimia (il tarocco del Mondo, l’androgino, l’Uroboro) sia all’arte rinascimentale (la posa michelangiolesca del ragazzo e della ragazza fotografata). Nel giorno dell’inaugurazione è infine avvenuta una performance musicale, in cui alcuni degli artisti esposti (Anna Vezzosi, Cesare Lopopolo e Luca Scavone) hanno suonato brani improvvisati, utilizzando un basso, una chitarra elettrica e un particolare strumento musicale chiamato Kalimba, immergendo l’ambiente espositivo in un’atmosfera più evocativa.