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di Laura Pfaiffer

111

Apertura 6 giungo

Zone: 5 - Vigentino, Chiaravalle, Gratosoglio

Ci sono sogni ricorrenti e numeri che ricorrono. 111 è uno di questi: civico, nome di uno spazio e titolo di una mostra. Al 111 di via Chopin si accede a un giardino interno dove i vicini si lamentano del baccano che sono appena le 20:00 e, da questo scorcio di realtà di vicinato, si discende nel piano interrato, così come si discende negli abissi della psiche. In questo spazio si sono raccolti per collaborare Mattia Rossi, Rocio Corradini, Silvia Pastoricchio e Carolina Prieto i quali, in occasione di Walk-in studio hanno deciso di accogliere altri otto artisti: Alessandro Guerriero, Giulia Zorzella, Adi Haxhiaj, Luca Usai, Kamisalak, Lisa Secchi, Giacomo Moza ed Elena Giovannetti. Non so se abbiate mai visto “Paprika – sognando un sogno” (se non lo avete mai fatto, dovreste), ora, toglieteci la regia di Satoshi Kon e, al suo posto, metteteci l’immaginario di dodici artisti che in un’esposizione corale e al contempo dissonante raccontano la loro visione dell’inconscio. Come passando da un sogno all’altro si sperimentano punti di vista e tecniche diverse e poi ti risvegli e non sai dov’è finito un sogno e ne è iniziato un altro: echi d’epica greca, Schopenhauer indossa una maschera e mette in scena il dramma del porcospino, città immaginate sul muro, incastonato tra luci rosse un ibrido tra il brucomela ed il brucaliffo, memorie e tempo perso su un pavimento di cemento, pelli appese che rievocano V – Visitors, miniserie televisiva del 1984 e trauma senza tempo della mia infanzia e ancora un tentacolo che sbuca dalla narice di una ragazza che dorme. O siamo svegli?