L’esposizione si sviluppa nel grande cortile dello studio, in cui sono collocate diciassette opere, sei delle quali selezionate e allestite dagli studenti di curatela. Costruzioni in divenire di Andrea Como è la performance che apre l’esposizione, una struttura urbana – costituita da geometrie elementari e archetipiche, composte da acido citrico, bicarbonato, amido di mais e acrilico – entra in rapporto con il pubblico, che è invitato a versare dell’acqua sulle strutture. Queste attraverso un processo chimico, si sciolgono, perdono la loro geometria, la loro singolarità, e si uniscono in un grande agglomerato di colori. Si crea dunque una dinamica relazionale tra i “performers” che proprio come le strutture geometriche perdono la loro singolarità entrando in relazione l’uno con l’altro. Costruzioni in divenire fa parte delle sei opere selezionate dagli studenti di curatela, di cui fanno parte anche: Orrenda Fatica di Roberta Abate, 13.15 di Federica Colombo, Il Silenzio di Paul Masclans Pazos, Senza Titolo di Nicola Rossini e Germe di Michela Zanini, collocate nella parte finale della mostra. Tra queste colpisce una in particolare, posizionata su un leggio in legno: Il silenzio,di Pau Masclans Pazos. La sua opera è tratta a tutti gli effetti da un racconto di Edgar Allan Poe, Pau Masclans ha infatti strappato la prima pagina del racconto, e con dello scotch ha prelevato le parole dal testo, successivamente ha creato con il nastro adesivo una struttura scultorea, restituendo una narrazione alle parole. Lo scotch è dunque causa del silenzio, ma contemporaneamente causa della rottura dello stesso nel momento in cui viene collocato altrove dando nuova forma alla narrazione. Nonostante le opere esposte non abbiano né una tematica comune né un filo conduttore, riescono a stabilire tra loro un dialogo, entrando in una relazione simbiotica reciproca con lo spazio.