Chi ama la città e della sua fascinazione si nutre troverà in Non Riservato una Rete con cui dialogare, un’officina creativa che racconta lo spazio pubblico e le sue trasformazioni. Via Paisiello 5, da pochi giorni nuova sede del loro laboratorio creativo, è essa stessa testimone di un cambiamento e di una rinascita positiva, attenta a un uso consapevole dello spazio comune. Da bene confiscato alla criminalità, ha ospitato prima una ciclo officina e, ora, si fa punto di ripartenza per le attività a forte impatto sociale della Rete. Con la mostra TRACEURS // reset molti artisti che aderiscono a Non Riservato offrono una mappatura della città che unisce lo schema urbano al disegno e allo studio dei cambiamenti sociali, dei movimenti e delle relazioni che si intrecciano. Così, come chi pratica il Parkour, si passa da un’opera all’altra, da un punto all’altro della città, da una traccia più sottile a una impressione più marcata. Ci si muove, si creano nuove psicogeografie, nuovi passaggi e nuove immagini. La velocità del movimento, che, tuttavia, non rifugge un contatto forte con il suolo e sottintende uno sguardo attivo e attento dello spazio, è suggerita dalla tavola da skateboard di Cecilia Di Gaddo. Un attraversamento colorato di Dergano, un ritmo dinamico e lento insieme. Un gioco, un mezzo e uno sport. Hypereden con il gonfalone del loro progetto Strampalestra ci guida tra le vie del quartiere gallaratese. Si torna, così, a fare dei sopralluoghi di parti di città nascoste. Anche Bepart con il progetto MAUA, grazie alla realtà aumentata, mappa e ridisegna scenari urbani nuovi in cui le tecnologie supportano ogni creatività artistica. Emilia Castioni ci ricorda che siamo tutti viaggiatori. Il nostro continuo attraversare la città e spostarci liberamente da un luogo all’altro ci mostra la ricchezza di possibilità intrinseca nel migrare, l’assenza di una visione univoca e la bellezza del cambiare punto di vista. Irina Suteu & Stefano Davidovici ci portano, invece, nella materialità dell’architettura. Il Collettivo Borderlight illumina il nostro viaggio e ci racconta una città che vuole giocare con la luce per fare emergere nuovi spazi di socializzazione. Isabella Mara ci fa sostare davanti alla natura e con il suo collage ci ricorda che non esiste spazio urbano che non includa la relazione con il divenire natura. Simona Da Pozzo e il duo Alessia Bernardini & Francesca Marconi usano segni grafici e immagini per raccontare i paesaggi che costruiscono la nostra memoria e la nostra storia. La prima si serve di un libro d’artista che, sospeso in verticale, allontana ogni definizione netta e lascia libero spazio al racconto di sé e agli intervalli che segnano il nostro percorso. Delicatezza e fragilità che accomunano ogni cammino. Le seconde ripercorrono il quinto canto dell’Odissea per raccontare le tempeste e ogni nuova aurora che caratterizza via Padova. Una mostra che offre letture diverse della città e del nostro modo di vivere il territorio.