Un luogo di stratificazione si staglia dai porosi fondali di Nolo. Scale, ampie finestre e scaffali pieni di quadri e opere dei due artisti Luca Pancrazzi ed Elena El Asmar, si susseguono nel tragitto che porta al sottotetto di spazio C.O.S.M.O, dove Giovanni Termini sceglie di riporre un’opera enigmatica. L’atmosfera granulosa tipica degli stabilimenti balneari pervade lo spazio e si deposita sul suolo, insieme ad una lunga catena composta dalla serie di teli d’ombrellone a strisce colorate. Anche il titolo dell’opera chiama in causa il bisogno di dare attenzione a ciò che gli eventi determinano, nella misura in cui ogni elemento della nostra vita lascia una scia. Sospensioni di tempo si raggomitolano negli angoli più scuri del tetto spiovente dove un grosso recipiente metallico dalla capienza industriale, giace a terra come fosse il “nuovo” vaso di Pandora che svuotato dei mali del mondo, conserva sul fondo il retaggio della rinascita o di un nuovo inizio. Sfregano e stridono suoni e saette di luce da sotto il coperchio di latta finito in fondo allo spazio, invitandoci a diffidare della quiete dopo la tempesta. L’installazione di Giovanni Termini sfrutta i simboli vernacoli utilizzando oggetti e materiali di uso comune, le cui iconografie affiorano su nuovi e ampi orizzonti interpretativi.