Porta Genova è una zona che conosco bene e via Vigevano è da sempre la prima strada che mi accoglie a Milano scendendo dal treno. Otto Zoo si trova proprio qui, e per raggiungerla mi dirigo decisa a passi veloci, so già dove mi trovo e dove devo andare. Ad accogliermi trovo lз studentз neo laureatз del triennio di Pittura e Arti Visive in inglese della NABA di Milano e mi spiegano che questa esibizione è la loro mostra post laurea, una grande occasione per mostrare al pubblico il risultato dei loro studi. Chiara Baertl, Simla Iceli, Irene Inchaurranadieta, Giulia Mastrangelo, Hande Ozkalemkas, Dilan Perisian, Alessandra Risi, Ana Segota, Shailey Shah ed Elsa Sohlberg sono lз protagonistз di questa collettiva intitolata Foreign Affairs, titolo ironico ma con un profondo senso logico legato al contemporaneo. Andris Brinkmanis, course leader del triennio, ha deciso di intitolare la mostra Affari Esteri proprio per rimarcare la necessità di discutere sui fallimenti delle promesse fatte dalla modernità e dalla globalizzazione. Con affari esteri si indica tutto ciò che, apparentemente, non ci riguarda ma lз artistз e il curatorз ribaltano tale significato creando un percorso che affronta in modo coerente le numerose problematiche odierne che riguardano tuttз; ne riconosco immediatamente alcune: le questioni di genere, il femminismo, l’ecosostenibilità, la malattia e la violenza domestica, tutti argomenti perfettamente in linea con il vissuto di ogni essere umano. Sono le dinamiche del capitalismo e della modernizzazione a portare l’attenzione globale lontano da questi temi che, tuttavia, oggi risultano essere al centro di tutte le discussioni legate alle esplosioni di violenza o di repressione della nostra società. Approfondisco questi discorsi interfacciandomi direttamente con lз artistз coinvoltз che mi spiegano il loro punto di vista. La particolarità di questa mostra è senza dubbio la presenza di persone che arrivano da ogni angolo del mondo: India, Svezia, Turchia, Italia e molti altri luoghi che oggi, da Otto Zoo, si trovano ad interfacciassi e a confrontarsi su temi urgenti trattati in tutto il mondo con mezzi e forme differenti ma sempre valide.
Lo spazio è pieno di opere con un forte impatto comunicativo, la prima impressione che ho è che il linguaggio sia un importante veicolo espressivo per rappresentare questi temi: fogli cuciti, stampe serigrafie, scritte in oro su scontrini e libri manipolati; è evidente che la volontà sia quella di comunicare un’urgenza, stimolare un cambio di rotta attraverso l’analisi delle opere e la successiva riflessione a riguardo. Mi aggiro tra oggetti strappati alla quotidianità trasformati in feticci artistici che raccontano dello spreco delle risorse e dell’inquinamento, mi fermo a vedere il video di un corpo sofferente, mi avvicino al tavolo per leggere una poesia scomposta, sono completamente immersa in una costante riflessione su come gli occhi dei giovani siano il miglior metro di paragone per comprendere la gravità della situazione sociale odierna, e mentre parlo con loro mi rendo conto di quanta determinazione ci sia nel voler diventare artistз e poter raccontare le loro verità.
Dopo un’ora a parlare e a chiedere i retroscena dell’elaborazione di alcune opere mi tocca andare via, il giro per eventi continua, ma una cosa mi è rimasta ben impressa in mente tutto il giorno: in un mondo in cui in giovani vogliono scardinare le convinzioni del passato ed evolversi verso la parità, è necessario sostenerlз e appoggiarlз per far si che i loro incredibili sforzi creativi non siano mai vani.