È stata una luminescenza fucsia a guidarmi alle scale esterne di una palazzina, l’ingresso a Grotto. Nella mia mente è scattato immediatamente il collegamento con le “Grotte del flauto di canna” (Ludi Yan) che ho visitato in Cina, ingenuamente pensando di fare un’esperienza a contatto con la natura e ritrovandomi, invece, tra incredibili formazioni carsiche illuminate da violente luci multicolori e a muovermi circondata da jingles che coprivano lo sgocciolio dell’acqua sulle rocce. Tuttavia, quella di cui sto raccontando è stata un’esperienza molto diversa, che mi ha riappacificata con la luce al neon sostituendo stalagmiti con nomi evocativi come la “Roccia della tigre rampante” con un finto gatto impagliato, forbici giganti, un cartone di uova non edibili e molto altro.
Grotto è la tana di sei designer dalle inclinazioni diverse ma accumunati dal desiderio d’abitare uno spazio in cui lavorare e confrontarsi: Roberta Donatini, Luca Napoli, Pietro Ariel Parisi, Leonardo Romano, Riccardo Rudi e Stefania Ruggiero з qualз, in occasione di Walk in Studio hanno voluto aprirsi al pubblico e creare un Caving Club. Quella che hanno offerto è stata un’esplorazione su molti livelli, che è iniziata nel loro avventurarsi nello studio di Romeo Steiner, Weronika Wolinskaal due designer specializzatз in props: oggetti di scena che potreste aver visto in video musicali, pubblicità, film e altro ancora, ma di cui spesso ignoriamo la storia, troppo concentrati sul prodotto finale. In questa spedizione di raccolta il gruppo di sei designer ha selezionato quei props che gli raccontavano qualcosa, per poi seminarli nel proprio spazio. Così, andando a creare una moderna grotta, hanno fatto in modo che ognuno di noi potesse immedesimarsi in uno speleologo, con la possibilità, ad esempio, di toccare un tappeto dalle texture diverse, ma attenzione! Ogni esplorazione porta con se le sue insidie: dopo essere finita in una trappola per orsi di cartone ricoperto da scotch argentato il vino tinto d’azzurro offerto all’ingresso è sembrata un’offerta sospetta.
Questa stimolante esperienza è stata arricchita da un’installazione sonora, che ti accompagnava mentre andavi a caccia degli oggetti non endemici o ti soffermavi da quanto creato, o in fase di creazione, dalla fauna locale.