Necessaria esperienza collettiva

di Lucrezia Arrigoni

Fest*

sabato 9 ottobre 2021

Zone: 4 - Vittoria, Forlanini

FEST prima ancora di svelare la sua identità ai miei occhi aveva già detto tutto con il suo nome: stavo andando a una festa e, dopo due anni di pandemia, non vedevo l’ora di vedere come sarebbe stato rivivere finalmente la fisicità di un evento così atteso. Scendo a Porto di Mare e già sento una certa adrenalina, cammino fino al 15/12 di via Massimo, percorro il vialetto d’accesso muovendomi in mezzo a un piccolo boschetto verde e finalmente davanti a me trovo l’inusuale spazio gestito dall’associazione Fucine Vulcano. Milano nasconde tante piccole meravigliose realtà frutto dell’impegno di alcunз ragazzз che con le idee chiare decidono di creare queste piccole oasi aperte a chiunque voglia scoprirle, e anche qui tra il chiosco bar, l’orto condiviso e panche su cui rilassarsi la sensazione è quella di essere accolti alla riscoperta della condivisione dei momenti di socialità. In mezzo al cortile c’è una porta spalancata, accanto noto un cartello su cui sono citate tre regole:

“FEST*:
1.è uno spazio sicuro, ogni essere vivente o no, va rispettat*.
2. L’ascolto viene prima dell’azione.
3. La curiosità è una virtù.”

Dopo aver accettato interiormente queste semplici regole mi lascio trasportare dalla curiosità, scosto la tenda ed ecco che l’ambiente cambia radicalmente. Un gigantesco tappeto accoglie i miei passi, si tratta dell’opera di Elisa Veronelli, uno smisurato assemblage di ritagli di tappeti - chiaro rimando al periodo degli arazzi di Alighiero Boetti - composto da tanti riquadri e lettere tagliate a mano da altri tappeti che, lette dall’alto al basso, compongono un pezzo della Guerra di Piero di De Andrè. L’opera, mi spiega Elisa, è nata per celebrare l’anniversario del festival dei Re Nudi di Lecco, ma la sua volontà è che si trasformi in un palcoscenico itinerante in grado di accogliere i corpi di tutti coloro che desiderano accomodarsi su questa enorme poesia visiva. Oggi è il dancefloor di FEST e accolta dalla morbidezza di un pavimento simile mi butto alla deriva in questo spazio, ho le orecchie piene di suono e la mente ricca di suggestioni.

Una grande rete verde divide lo spazio creando una sorta di privè di fronte al dj set: si tratta della rete che in Liguria si usa per raccogliere le olive e l’idea di utilizzarla come elemento di isolamento spaziale deriva dalla mente di Vittoria Viale artista dedita al disegno che in FEST propone anche una fanzine autoprodotta. Mentre sfoglio i suoi cartacei noto che la luce cambia colore senza seguire un senso logico, e vedo che altri compagni di festa gesticolano divertiti smanettando su un telecomando. La terza artista della serata è Natalia Polvani che porta alla festa tre diversi elementi: un video digitale le cui forme geometriche proiettate sul muro rimandano ai quadrati del tappeto di Elisa, due stampe digitali con una trama fluida - mi ricordano molto le bolle di plasma che volteggiano nell’acqua di una lava lamp - e queste due luci intelligenti che permettono, attraverso il telecomando sopracitato, di gestire i colori che irradiano la festa grazie all’interazione del pubblico. Mentre scrivo sull’enorme foglio appeso al muro che supplica noi spettatori di essere riempito con nostre spinte di creatività senza essere governate da alcuno schema, i dj si alternano: prima si esibisce Yamila, poi Esse; è impossibile stare fermi con i suoni proposti dalle ricerche di entrambi, quindi lascio che le mie gambe ondeggino stanche a ritmo.

In un mix di suggestioni pluri-sensoriali FEST è stata l’occasione per trascendere verso una dimensione altra; l’ambiente creato dall’unione di arte visiva, musica e ambiente ha reso questo evento carico di energia e voglia di riprendere contatto con i corpi condividendo non solo uno spazio ma, soprattutto, una necessaria e meravigliosa esperienza collettiva.