Una simultaneità che si basa sull’interazione. In quanto parte di un sistema, basiamo la nostra esistenza su relazioni e legami. Ed è proprio da questa interazione che comincia la collaborazione di Palma187. Neonato studio che prende vita ad aprile scorso, dalla partecipazione di quattro personalità differenti: Matteo De Nando, Gaia Coals, Chiara Biraghi e Gabriele Ferrarini. Supporters. Supportare, reggere qualcosa fungendo a questa da supporto. Si traduce così l’intervento dз quattro artistз, che attraverso la progettazione e la realizzazione di display appositamente creati, supportano fisicamente il lavoro e le opere dз autorз invitati alla mostra. L'anonimato, assicurato da una sigla o da un nome di fantasia, contribuisce ad aumentare il livello di confronto e di sfida, mentre l'unione di talenti diversi permette di realizzare progetti ambiziosi che superano le capacità del singolo. Il loro intento, infatti, è quello di attivare le diverse ricerche, amplificando la possibilità di incontro e ramificazione di significati, che divengono così il fulcro di tutta l’azione.
La vastità dei temi trattati si manifesta immediatamente allз spettatorз; una volta entrata nello spazio osservo minuziosamente le opere cercando di captare delle macro aree di argomenti, agevolata dalle forme che assumono le opere di questз giovani artistз: un mix di installazioni, video, materiali, oggetti di varie dimensioni. Ho la fortuna di incontrare alcuni di loro che mi raccontano con grande passione di cosa trattano le proprie opere. Gaia Coals, con scodelle da zuppa rovesciate soupporta i lavori di Elisa Giuliani e Marta Galbusera, insieme a una postazione di ascolto che occupa un angolo dello studio. All’interno di una ciotola trovo un QR code, lo scannerizzo e scopro che si tratta di un podcast. Arti.colo9 è il suo nome. Matteo De Nando supporta invece le opere di Luca Loreti, Francesco De Bernardi e Twee Whistler attraverso il muro. La parete diventa tela per creare riquadri che permettano la vicinanza delle diverse ricerche artistiche. Si aprono quindi più possibilità di significato. Un tavolino da caffè. Questo è il supporto utilizzato dall’artista Chiara Biraghi. Le opere di Giacomo Grippa, Francesco Garavaglia e Mattia Giordano si sviluppano attorno a questo elemento. L’azione diventa fondamentale e si declina in più forme, delimitata da sensori di distanza che segnano l’avvicinamento attraverso un segnale acustico. Al centro della stanza una struttura, progettata da Gabriele Ferrarini, supporta i lavori di Giulia Wetter, Fleisch023 e Kuthi Jin. Scultura, grafica e design sussistono in un rapporto specifico di compresenza.
Ogni opera vista, ogni storia ascoltata oggi da Palma187 ha acceso la mia curiosità. Il punto vincente di questa mostra è il dialogo che si genera nell’accostamento di ricerche così differenti tra loro. In questo modo si instaurano in continuazione spazi di confronto critici e possibilità di discorso.