Oggi pensavo che in tutti questi anni di frequentazioni milanesi non mi era mai capitato di scendere alla fermata Udine della M2. Uscendo mi rendo conto che pur trovandomi in una zona trafficata il verde è il colore che più di tutti riempie il mio campo visivo; assaporo la pace di un quartiere residenziale seguendo con l’occhio i numeri civici di via Tolmezzo fin quando non riconosco il luogo in cui devo andare. T-space apre nel 2016, quando Walk-in-studio si chiamava ancora Studi e spazi festival, ma si trovava in una location diversa; hanno pensato di aspettare la terza edizione per celebrare in modo speciale il loro quinto compleanno, ovvero inaugurando un nuovo spazio di creazione e lavoro in Via Tolmezzo. Seguo la luce in fondo al tunnel - come indicato dal simpatico cartello che ho trovato appeso al citofono del civico 12/4 - che è in realtà un neon con il loro simbolo T e arrivo finalmente alle porte di questo ex magazzino situato all’interno di un garage residenziale.
Trovo un clima rilassato e accogliente, vedo una bellissima Monstera che si inerpica in mezzo a fotografie con soggetti inusuali come cellulari e divise militari: inizio il mio giro di ricognizione. Mentre osservo queste particolari fotografie mi si avvicina Luca Scavone, il fotografo protagonista di questa esposizione. Luca mi racconta che tutto ciò che sto osservando è il risultato di un mese di sperimentazione con la fotografia analogica e ore ed ore in camera oscura. Mi mostra i lavori spiegandomi i suoi riferimenti di ricerca e io mi lascio trasportare in questo micro-mondo fotografico fatto da esperimenti che comprendono l’ibridazione tra immagine digitale, pixel, banconote e cellulari. Ascolto le sue spiegazioni seguendo la linea dell’allestimento, i diversi formati e le cornici, ovviamente differenti a seconda del lavoro. Non c’è confusione piuttosto vedo chiaramente il risultato di più ricerche divise per tematica: un trittico eseguito col banco ottico nei boschi dell’Adda, una serie dedicata ai pixel digitali, un’altra ancora che vede come protagonista il cellulare di Luca la cui immagine è stata modificata grazie alle possibilità sperimentali offerte dai mezzi di una camera oscura.
È difficile riassumere la ricerca di un fotografo quando si trova in totale libertà a sperimentare con tecniche simili, ma credo anche che questo sia il punto vincente di questa esposizione inaugurale. Ci sono anche Giulia Spreafico e Rui Wu, responsabil3 di T-Space, che mi accolgono nel loro laboratorio e spazio espositivo spiegandomi che qui l3 figur3 del curatore non è volutamente contemplata proprio per lasciare totale libertà creativa aз artistз che ospitano. Luca è infatti uno dз protagonistз di queste simil residenze che danno la possibilità ad artistз e amicз selezionatз di poter produrre opere svincolatз da tematiche definite o imposizioni curatoriali. Da T-space l’impressione è stata quella di intrufolarsi in uno show-room di artigianз e poter apprezzare le finezze prodotte dalla sperimentazione, una grande occasione per scoprire i lati più complessi della produzione artistica fotografica contemporanea.