Pot-purrì è il termine utilizzato per indicare uno stufato di carni e verdure varie cotte insieme o più genericamente una mescolanza di cose eterogenee. A giudicare dal numero di artistз indicatз sul flyer di Spazio Marea, il riferimento a un miscuglio non ben specificato mi sembra più che adeguato ma entrando nello studio noto qualcosa di inaspettato: l'odore di biscotti appena sfornati mi accoglie all’ingresso e si diffonde nella stanza. Eppure non si tratta di uno spazio domestico, penso. Davanti a me, due tubi cilindrici con impilati una serie di taralli, cucinati per l’occasione dall'artista Adina Bettega, invitano lo spettatore a prendere parte al gioco del lancio del ferro di cavallo, in cui l’obiettivo è centrare un paletto posto poco più lontano. Non solo gli anelli commestibili prefigurano con efficacia lo spirito giocoso della mostra ma esemplificano anche l’invito che i restanti lavori del collettivo rivolgono al pubblico: guardare, toccare e, perché no, mangiare.
Infatti la mostra si compone interamente di opere edibili che incitano lə spettatorə ad avvicinarsi senza timore per poi allungare la mano e gustarle, letteralmente. Ecco spiegato l’enigmatico titolo della mostra che, più che un’esposizione prende le sembianze di una festa in casa tra amicз, in cui ognunə è invitato a cucinare un piatto per condividerlo con tuttə. Sono rituali collettivi che la pandemia aveva momentaneamente interrotto e che qui si riappropriano dei loro spazi naturali e, attraverso il cibo, portano alla memoria un’idea di convivialità dimenticata da qualche tempo. Gli\Le artistз definiscono questa mostra come un evento che prende forma nel tempo e così accade: non si presentano tuttз a un orario prestabilito per l’opening ma, in una sorta di performance sconclusionata, arrivano pochз alla volta trasportando le loro torte su vassoi o piatti girevoli, aggiungendo un posto in più a tavola.
A richiamare la sfera domestica, una coperta realizzata con marshmallow e panna montata viene adagiata su un divano impolverato di farina mentre Flaminia Veronesi mi racconta dei suoi lavori qui esposti: tavolette di cioccolato impreziosite da decorazioni colorate. Per lei, considerare il cibo come arte è un modo non solo per gustarlo più intensamente ma anche per ripensare in maniera critica il consumo frenetico di junk food che ci accomuna. Rebecca Mari costruisce invece un muro di mattoni in biscotto che poi imbratta con scritte autoironiche. Perché da Spazio Marea l’arte è una cosa seria, ma non senza una buona dose di divertimento.