Che sia un sospiro, un lamento, un sollievo, un passo, una corsa, ogni respiro ha il suo peso. Lo sa molto bene Francesca Rossi, che propone qui una riflessione sulla relazione tra “panico” e “respirazione”. Atti, entrambi, che muovono e smuovono tutto il corpo. Sebbene spontaneo, il respirare è il risultato di azioni che coinvolgono corpo, mente, psiche, contesto. Tuttavia non diciamo “attacco di respiro”. Il respirare sembra non “attaccare” (unire, coinvolgere, aggredire) nulla. Non ci coglie di sorpresa: abbiamo automatizzato un’azione complessa alla quale, spesso, non dedichiamo la giusta cura. Sappiamo respirare veramente? Ci si accorge di stare respirando o di essere in apnea? In quali parti del corpo sentiamo la tensione di un respiro soffocato o frenetico?
Il panico invece sorprende, ma si annuncia con precisi segnali, e si inserisce nell’atto del respirare. Lo modifica. Lo mostra in tutta la sua potenza sul corpo. E questo, muovendosi convulsamente, chiede altri corpi per accompagnare e calmare il respiro non più armonico. Chiede un’interazione. Il dialogo, curato da Serena Correale, tra le piccole sculture in cemento (Diaframmi 1, 2, 3) di Valentina Bonsignore Zanghi e il video, testimonianza di un attacco di panico, della Rossi spiega perfettamente questo bisogno di prendere da fuori di noi e –contemporaneamente- in noi elementi che aiutino a regolare la respirazione. La tattilità di altri materiali e i loro pesi diventano unità di misura per definire e riconoscere il nostro respiro. Perfettamente legate tra loro a formare un’unica opera d’arte, le riflessioni delle artiste scandiscono le fasi della respirazione, l’apertura e la chiusura del diaframma. Semipieno, pieno, forato: i tre diaframmi. Soffocato, consapevole, libero. Costretto, stabile, leggero. Trattenuto, centrato, tranquillo. Come è il tuo respiro? Quali forme disegna?