Settimoraggio

Spazio Gamma è uno dei quei luoghi dove sai già che troverai qualcosa per cui il cervello inizierà a contorcersi in svariate riflessioni: spesso grazie a libri di case editrici di nicchia, pubblicazioni inedite o riviste selezionate, altre volte invece grazie a piccoli eventi performativi che, nonostante la ristretta dimensione dello spazio dell’ex cinema Pastrengo, sono carichi di una potenza simbolica enorme.

Oggi nella sala espositiva di Spazio Gamma ho trovato il collettivo Primafase giuntз alla conclusione di un lavoro che germina nelle teste di Arnold Braho, Giordano Cruciani, Camilla Di Pasquale e Cecilia Di Bonaventura da diversi mesi. Primafase invita il pubblico a una rivolta contro ai sistemi odierni, e per farlo si appoggia a numerosi riferimenti storici, audio-visivi e, soprattutto territoriali: SETTIMORAGGIO è il nome con il quale veniva identificato il carcere minorile Beccaria che nel 1969 era posizionato di fronte a quello di San Vittore quasi a suggerire aз ragazzз del riformatorio che la loro unica prospettiva di vita era quella di finire nelle sei punte del carcere di San Vittore; gli altri sei raggi, per l’appunto. Questa è la partenza di un progetto che oggi si è presentato al pubblico sotto la forma di Atto teatrale, infatti nei prossimi mesi avranno luogo altri tre atti con protagonistз moltз altrз artistз. Oggi ho trovato in scena Giulia Terminio, Francesco Pozzato e il collettivo Artsider: il loro inusuale palcoscenico è una fedelissima ricostruzione di un tetto, luogo su cui tuttз sono invitatз a lottare e performare in coro.

Entro incuriosita alla scoperta di questa scenografia commentando stupita quanto siano riusciti a replicare con esattezza il tetto di una palazzina contemporanea. Vedo il motore di un condizionatore, i tubi, i camini, l’antenna satellitare e una parabola: c’è tutto quello che serve per far credere a noi pubblico di poter sporgerci dal muretto e vedere le ipotetiche decine di metri sotto di noi, e invece c’è il pavimento che accoglie i corpi del pubblico in attesa dell’inizio della performance. Giulia entra e inizia a contorcersi mentre nel rispettoso silenzio di un’ouverture di un atto teatrale le registrazioni Il bello della diretta del collettivo Artsider accompagnano la scena uscendo dai camini finti. Giulia sembra ballare da sola quando improvvisamente cade a terra rannicchiandosi, e nell’attimo in cui il pubblico si abitua a vedere il suo corpo inerme eccola che sobbalza lanciandosi in alto come un uccellino che timidamente riprova a volare: è Icaro, o meglio, è la messa in scena dei momenti in cui Icaro riesce a volare e quello in cui sprofonda nel Mar Egeo. Appoggiato sul fondo accanto all’esile figura di Giulia noto un drappo fermato da una tegola: è l’intervento di Francesco Pozzato Tetto, Toga, Tegola una riflessione visiva e linguistica sull’intrinseca contraddizione del termine latino tegere che significa coprire, qui tuttavia non copre nulla ma al contrario si espone allo sguardo del pubblico come resto di un’avvenuta caduta dal tetto, come Giulia che rappresenta Icaro solo nei due momenti salienti della sua avventura celeste: l’ascesa e la caduta. Successo e fallimento in continua contrapposizione.

In queste prima semi-teatrale Primafase apre al pubblico la possibilità di riflettere insieme sulle problematicità di un sistema culturale che unisce metaforicamente i suoi lavoratori sotto un unico tetto. Stasera sono stata ospite e autrice del primo atto di rivolta che il collettivo ha organizzato per la comunità milanese in uno dei luoghi più iconici della vita segreta dз giovani ribelli del ’69. Mostrando la fragilità degli attimi e l’imprevedibilità della lingua Primafase ci ha accolti in un primo atto rivoltoso in un clima disteso ed unitario, invitandoci tutti a replicare con presenza e partecipazione ai prossimi atti in scena fino all’11 dicembre 2021.