Con Walk-In Studio, Studio Pepe 36 diventa ambiente vivo e partecipato di una riflessione sul concetto di ‘corpo senza organi’ (CsO), che Deleuze e Guattari riprendono da Antonin Artaud. Sono tredici gli\le artistз coinvoltз nella mostra ‘Corpo a Corpo a Corpo #2’, a cura del collettivo R+S+AK: un unico dialogo in cui il corpo viene concepito al di fuori di ogni involucro, materiale e concettuale, e diventa pura potenzialità – senza organi, non c’è organismo, quindi struttura, quindi gerarchia. Entrando nello studio, le opere si mostrano vicine le une alle altre, in una simultaneità difficilmente perimetrabile dallo sguardo, sempre in movimento. Sguardo processuale, quindi, sempre in divenire, proprio come il CsO che da contenitore diventa semplicemente limite, orizzonte irraggiungibile che non arriva mai ma, nel mentre, può dare vita a pratiche discorsive eccentriche e infettare le strutture che contamina. Le opere sembrano essere espressione e inizio di questa consapevolezza, facendo apparire il corpo solo per accenni, mai concluso e, quindi, libero di essere. Esso si lascia infatti solo intuire, nelle linee di rame e ferro della scultura “Indossandomi” di Camilla Marinoni, ma anche in “La sensibilità dell’archeologo” di Giuseppe Buffoli, che materializza l’immaginato scroto dell’imperatore Costantino, la cui statua colossale è sopravvissuta solo per frammenti. Ancora la mano – e nient’altro - di Hydra Mentale aggrappata alla struttura di alluminio che funge da display generale, così come evocato è il corpo di Vicky Page, protagonista del film del 1948 ‘Red Shoes’, tramite l’animazione di Diego Randazzo che fa prendere vita solo alle iconiche scarpette rosse. Il corpo è incompleto anche nelle inquadrature di Marina Ballo Charmet, nel video “Passi leggeri #1”, è scandagliato anatomicamente nel video “Eyes and eyes of…” di Saba Najafi, e osservato nei movimenti rapidi di un ragno nel video “Fall down it is dance! (dedicate do Trisha Brown)” di Jacopo Benassi. E se questa dialettica di incompletezza/apertura si risolvesse nel corpo stesso dell’opera? “Polifemo – Albero” di Sergio Breviario può essere vista da due punti di vista diversi ed eguali, Claudia Canavesi chiude il suo libro d’artista “Senza” lasciando solo intravedere la prima pagina – invisibili le altre - mentre Eva Reguzzoni rende la sua testa un intreccio fitto di cotone e zucchero (“La mia testa. Con l’uncinetto avvolgo i miei umori e il consolido in zucchero”). Infine, il corpo che quasi perde coscienza del suo peso, nel disegno “Esercizi di gravitazione” di Luca Scarabelli e nella videoperformance “Senza titolo” di Danilo Vuolo, sopraffatto dalla voce e dallo sguardo cieco del protagonista. Chiude questa rincorsa “Synthetic states of dissolution” di Francesco Patelli, dove organi ambigui di ceramica smaltata sembrano frames di una metamorfosi perpetua, sopra un terriccio che contamina lo spazio circostante anche al di fuori del dispositivo del display. “Corpo a Corpo a Corpo #2” è un titolo che potrebbe continuare all’infinito pur rimanendo sempre lo stesso, perché in realtà non si arriva mai al corpo senza organi: bisogna solo accettare il rischio insito in questa tensione, e Studio Pepe fa da inizio a tutto questo.