In occasione della terza edizione del Festival degli Spazi e Studi d’artista, l’Archivio ViaFarini ribadisce le sue qualifiche di spazio relazionale, dinamico e plurale. In un luogo dalla forte identità culturale, che conserva l’impronta delle diverse esperienze artistiche e civili che ivi si sono susseguite e sovrapposte, i lavori dз artistз testimonia come il cuore della residenza artistica non stia tanto nell’oggetto d’arte quanto nel processo, nei continui ed inevitabili scambi che la condivisione di uno studio offre ed incoraggia. Le opere si incastrano nella labirintica struttura dell’archivio, coabitando con la moltitudine di libri, cataloghi, faldoni e portfolio che si sono accumulati negli anni, e risulta chiaro che il vero protagonista della mostra è proprio lo spazio. Ne fa prova l’opera di Vera Pravda, posizionata all’ingresso: due specchi, sui quali è riportata la scritta “tu sei me”, riflettono ed amplificano lo spazio, estendendolo oltre i muri fisici della stanza. Certo, l’intento manifesto del lavoro è quello di creare un rapporto intimo fra artista e spettatorə, all’insegna del riconoscimento reciproco. Ma, allo stesso tempo, è impossibile sottovalutare la dimensione spaziale che, nella superficie riflessa, accoglie ed ingloba la figura dз spettatorз. Si riflettono negli specchi anche i lavori di Francesco Stelitano e di Rebecca Agnes, che continuano ed arricchiscono il discorso. Le stampe fotografiche del primo mettono in questione il significato di “individuo”, portando alla luce la natura plurale e dinamica dell’essere; i disegni della seconda, invece, formalizzano interrogativi privati ed esistenziali. In modo consapevole o inconsapevole, questa tensione tra esperienza privata e vita relazionale innerva tutti i lavori in mostra, toccando i temi della comunicazione, dell’identità, della memoria e dell’ambiente. Sulla stessa scia si inscrive il lavoro di Yara Piras, chiamata da ViaFarini a produrre un’opera relazionale con lз artistз in residenza proprio in occasione di Walk-in Studio. Lз spettatorз viene invitato ad accomodarsi su una seduta grezza e scomoda, e a vedere in rassegna alcune diapositive che riportano il pronome “io” scritto a mano dз residenti. Il solipsismo dell’individuo viene quindi a misurarsi con una pluralità di suoi simili, inclusə lə spettatorə. Allo stesso modo, la residenza di ViaFarini propone un superamento delle personalità individuali a favore di un dinamismo comunitario, processuale e potenziale.