Cosa può un corpo? si chiede Gilles Deleuze(1) nella sua disamina del pensiero spinoziano. Una simile suggestione sembra animare la volontà de3 artist3 riunitisi3 presso Passo Orientale a indagarne le potenzialità inespresse, sperimentandone modi ignoti d’esistenza. Accedendo allo spazio condiviso dello studio d’artista si fa esperienza di una convergenza complessa di corpi, umani e non, che in stretto dialogo con esso tentano di attivarne nuove articolazioni possibili. Entità differenti e molteplici plasmano lo spazio, a sua volta corpo contenitore, e attraverso la loro presenza e disposizione ne tracciano una configurazione eventuale, un assetto provvisorio e ipotetico sempre suscettibile di modificare la propria organizzazione, stimolato delle interazioni che in questo orizzonte si daranno.
Se nella ricerca di Carla Giaccio il corpo, organico e non, è contemplato nella prospettiva di poter divenire altro da sé, reinventato in un’inedita forma e funzione, in quella di Alejandra Varela Perera esso rivendica una connotazione a tratti politica: facendosi territorio d’iscrizione di memorie personali e narrazioni collettive, riconnette la dimensione soggettiva alla storia di un’intera nazione. Nella pittura di Emma Moriconi si ritrova un’analoga correlazione fra dimensioni micro e macro, ma stavolta rispetto a un corpo che, presentato, quasi irriconoscibile, nei suoi più intimi dettagli, riconsegna una visione straniata di esso, rivelandone aspetti inconsueti. Su una simile traiettoria si muove Andrea Noviello, che sembra concepire il corpo della propria opera come una sorta di eterotopia: uno spazio che, benché strettamente connesso alla dimensione dello studio, apre altresì all’esperienza di un altrove, sospeso nel tempo e nello spazio. Predisponendo a una postura meditativa, l’ambiente abitabile così generato si fa evocativo di possibilità di senso ulteriori. Una volontà di rivisitare i rapporti fra corpi e spazi è espressa anche nel lavoro di Vinicius Jayme Vallorani, che concepisce l’installazione come un organismo risultante dalle sue compresenze. Scandagliando le capacità espressive del medium pittorico, l’artista costruisce assemblaggi modulabili e invita a interagire con le loro diverse componenti, incentivando un riposizionamento sempre differente dell’opera – e delle sue parti – in rapporto allo spazio e ai corpi che lo abitano. Esplorando le zone di contatto fa sé e mondo, Emil Cottino si interroga sulla creazione artistica come emanazione da un incontro fra corpi: prassi ideativa ed esistenziale si fondono in un processo di conoscenza del mondo che passa necessariamente per l’esperienza concreta della relazione. La realtà si riscopre effetto di forze e sostanze interagenti, continuamente in tensione verso successive attualizzazioni, in un divenire proteiforme.
Nelle processualità de3 artist3 il corpo dell’opera si dà sempre come un’intuizione incarnata, simbolo di un’apparizione fulminea che, pur sempre sfuggente, è capace di dischiudere a eventualità inattese, proiettandosi oltre l’attuale. Attraverso le loro visioni, l3 artist3 invitano a mettere in discussione l’equilibrio precostituito, disabituando lo sguardo e la postura usuali per poter scorgere possibilità di co-abitazione latenti, in attesa soltanto di essere colte. L'innestarsi di un corpo in uno spazio ne altera irrimediabilmente i rapporti e le tensioni, facendosi veicolo di loro possibili riletture e ricomposizioni. Dall'accoglienza di questo stesso corpo fra altri e dal loro reciproco scambio può nascere un mondo che prima esisteva solo in potenza. Rinegoziando i limiti come soglie osmotiche e adottando una incondizionata capacità affettiva, diviene possibile immaginare nuove modalità di vivere un corpo e uno spazio comune: qui si gioca l’opportunità di rivoluzionare realmente il presente, compiendo un atto creativo di r(i)esistenza critica.
Metti insieme due cose che insieme non sono mai state. E il mondo cambia. Sul momento è possibile che la gente non se ne accorga, ma non ha importanza. Il mondo è cambiato lo stesso.(2)
1 Spinoza et le problème de l'expression, Éditions de Minuit, 1968
2 Julian Barnes, Livelli di vita, Einaudi - Supercoralli, 2013. Traduzione di Susanna Basso