Un gruppo di otto artisti è “sceso in piazza” per rincontrarsi con il piacere di condividere un momento, uno spazio. Come nel gioco, Chinese whispers - il telefono senza fili, che molti di noi hanno fatto quando eravamo piccoli, ogni artista che partecipa alla catena dà un personale contributo, facendoci arrivare un messaggio sfaccettato e poliedrico, tutt'altro che univoco: il racconto della propria realtà, del proprio vissuto. L'opera di Domenico Laterza si staglia all'inizio del percorso: ha le sembianze di un elemento naturale, ma i materiali e i colori freddi lo tradiscono e sembra piuttosto appartenere ad un mondo artificiale, freddo e oscuro. Sulla parete bianca spicca il girasole nero di Massimo Dalla Pola, che ormai appassito si lascia andare al suo destino. Ai suoi piedi infatti giace un teschio pronto ad accoglierlo.
L'installazione di Anna Caruso si amalgama con l'ambiente in un gioco di colori e trasparenze che rendono sfocati e mutevoli i volti delle persone ritratte. Come la memoria, che non sempre riesce a restituire in maniera nitida quello che è stato, così queste stampe sono interrotte da linee orizzontali e verticali che cancellano in più punti il ricordo di quell'incontro. Nitidi sono invece i volti fotografati da Daniele De Giorgio. Istantanee di interviste rese mute, dove a parlare sono gli occhi e i gesti di sconosciuti che scorrono in sequenza e che l'artista ha scattato mentre dialogava con loro su argomenti che ci è dato solo immaginare. Matteo Pizzolante sceglie di mostrarci l'interno di una casa. Utilizzando i toni del blu, ci offre lo scorcio di uno spazio freddo, asettico, dove la figura umana non si percepisce. Il concetto di casa si ritrova anche nel lavoro di Debora Garritani. Lei sceglie di raccontarcelo attraverso un video di un lungo viaggio all'interno di una struttura trasparente che ricorda una casa. Sembra quasi di sentire la fatica nel trasportare sulle spalle questo elemento che la isola dal circostante ma allo stesso tempo le offre un luogo sicuro dove ripararsi. Il dipinto di Milena Sgambato è pieno di vita e di un colore istintivo, lasciato libero di esprimersi e di dare forma ad animali ed esseri umani che guardano verso un orizzonte lontano. L'idea parte da una foto scattata nella piazza del Duomo di Milano, ma le figure vengono decontestualizzate e portate in un non-luogo dall'atmosfera evanescente. Infine, l'opera di Giuseppina Giordano fa da sottofondo alla mostra con sospiri e rumori poco riconoscibili. Probabilmente come dei Chinese whispers.