Una collezione strepitosa quella messa in campo dalle residenze di Via Farini, ricerche che spurulano e invadono il campo del panorama dell’arte contemporanea milanese, senza esitazioni e senza ridondanze. Questa è una grande opportunità e per chi in questi luoghi prosegue i suoi studi e per chi in questi luoghi transita cercando con curiosità. Questi due punti di richiamo, il secondo cortile di via Carlo Farini 35 e l’archivio Viafarini in Procaccini, per chi cerca continuano a far spuntare instancabile erba dalle fessure e nel rigoglio, nell’abbondanza, la vera protagonista è la complessità.
Quelle di Viafarini sono sedi organizzate impegnate a restituire un mondo, quello dell’arte, rimettendo in relazione gli individui che lo compongono, come teorizzato da Arendt, la residenza offre uno spazio di presenza, un tavolo di confronto dove vige un tacito riconoscimento, permettendo a ciascuno di sentirsi unico eppure partecipe della comunità detta dell’arte appunto. Questi spazi espositivi non sono solo artificio ma rendono pubblico ciò che formalmente potrebbe non esserlo chiedendo agli artisti di scoprire materiale non esausto, questa è tuttavia anche una grande opportunità, che nel dialogo v’è sempre uno sviluppare, un sovrapporre, un aggiungere massa. In Viafarini viene mantenuta la biodiversità e l’ecosistema degli artisti raccolti continua a preservare le modalità senza arrese, dall’arte povera che irrompe e straborda, all’arte politica e informale, dal giocoso al puntuale, quello che emerge è che Milano ha una realtà vivace e multiforme. All’osservatore il compito di analizzare, selezionare, interpretare; viene proposta così la visita come esperienza cognitiva a tutto tondo dove il mondo si avviluppa e soggetti e oggetti diventano conoscenze sullo stesso livello.