Un numero corposo di artisti, trenta, il loro rimanere anonimi in uno spazio anonimo, un’unica azione.
Tre elementi chiari e fermi. Ma allo stesso tempo capaci di leggerezza, quella preziosa arte che insegna a prendersi un po’ in giro senza mai perdere contatto con la complessità dal reale. Eppure quest’opera corale, curata da Rossella Moratto, di un allontanamento parla, come rivela il titolo “A.A. _ Apotropaici anonimi” (ἀποτρέπω -*apotrepo: allontanare). Viene spontaneo chiedersi “Che cosa allontanare? Con quali strumenti? Come?”. La risposta è certamente del singolo e la diversità delle opere proposte lo dimostra: ci si trova davanti a una composizione di sculture, dalle forme e materiali diversissimi, non predefinita ma organizzata al momento per escludere la fissità che uno spazio espositivo potrebbe imporre e accogliere, giocosamente, l’arrivo scaglionato nelle ore pomeridiane. La forza di questo atto sta, tuttavia, non nella singola presenza, ma nella spinta comunitaria. Tale è la potenza da divenire un rito, al quale partecipano attivamente anche i fruitori chiamati a vagare per la città per arrivare in questo spazio anonimo: un luogo scelto per prossimità, ma simbolicamente da intendere come meta a cui arrivare - indagando direzioni nuove, senza il timore di perdersi - terreno da infrangere per purificarlo e purificarci da demoni. E quindi: quali demoni allontanare?
Fragilità e debolezze del singolo, rese forma negli esili supporti installati nel terreno per innalzare le opere, diventano voce unica. Supporto e opera, opera dell’uno e dell’altro si assembrano, si intrecciano, si mescolano, si osservano. Unirsi nel rispetto dell’altro, avvicinarsi senza mai invadere, quanto di più attuale oggi. Non sei tu che devo allontanare. E così, le singole maschere e oggetti apotropaici, si confrontano tra loro, mostrano tutti i nostri molteplici “altro” che ci abitano e i molti modi che, coralmente, abbiamo per scacciare i nostri demoni.