Camminare per le strade di Milano durante il Festival Walk-In Studio ha una grande valenza simbolica. Si sta cercando qualcosa, ma non si sa bene cosa. E ogni volta è diverso. Ero già stata, nelle scorse edizioni, a visitare la casa studio di Giovanni Bai. Ma oggi, seppure con le precise indicazioni, non ho subito trovato il suo lavoro. Non stavo guardando, infatti, nella direzione giusta. “Guarda in alto” - mi suggerisce Giovanni Bai - “e allontanati un poco”. E così riconosco prima lui affacciato al suo balcone e poi completo la visione osservando le diverse opere esposte.
Prendendo la giusta distanza, l’opera è da vedersi infatti dalla strada, si nota, all’interno di una cornice dorata, un noren, il tradizionale divisorio in stoffa giapponese, raffigurante il cerchio. L’oro impreziosisce la stoffa che si fa parete porosa di ingresso dal balcone al soggiorno. In primo piano, sulla ringhiera, la “Bandiera contro i nemici” [Cờ chống lại kẻ thù/Drapeau contre les ennemis] di Nguyễn Lê Hân, sarto di Hanoi, viene esposta quale antica e eternamente attuale formula apotropaica. Non è mai chiusura, ma protezione e purificazione che richiama l’attraversamento del noren. Un po’ nascosto, ma presente, un piccolo Budda realizzato dallo stesso Bai. Spostando lo sguardo, si notano due altre bandiere, opere che dimostrano quanto sia possibile e importante rimanere coerenti pur cambiando visioni e prospettive. Sono il risultato di un lavoro portato avanti nel periodo della quarantena dovuta all’emergenza sanitaria degli scorsi mesi. Giovanni Bai è un artista che usa linguaggi e mezzi espressivi diversi, ma speso privilegia la fotografia; sperimenta su essa, la ritocca, la maneggia. Fa lo stesso anche qui, ma per la chiusura forzata, ha dovuto cambiare soggetto. Un cambio di visione che apre certamente a nuove ricerche. Queste bandiere sono anche una traccia della fioritura di quel periodo.
A segnare una nuova apertura, e diverse - per le condizioni dell’oggi - possibilità di scambio e di relazione, Bai decide di regalare dei fiori. Ho ricevuto in dono la “miseria” e una bella e significativa chiacchierata. “Frame Flags Flowers”: quanta ricchezza di esperienze!