Le influenze della fisica moderna hanno apportato una profonda revisione della concezione dell’uomo e della sua relazione con l’universo, relazione che ha fatto emergere similitudini con religioni e filosofie orientali, ma anche con pratiche sciamaniche appartenenti a differenti culture. Ed è verso un tentativo di riconciliazione tra mitologia, arte religiosa e fisica moderna che sono orientate le opere di Jaques Leo, ospite della casa-studio di Francesco Clapis.
I due artisti, in occasione dell’apertura al pubblico dello studio, presentano un’opera a quattro mani: Fede nell’Universo. Una valigia in legno con un intarsio raffigurante il volto sereno di un uomo, la cui fronte è stata impreziosita da un dettaglio in foglia d’oro. All’interno, la valigia è rivestita da un tessuto legato a una precedente collaborazione tra i due e su cui è stata ricamata una citazione di Fritjof Capra, fisico austriaco noto per aver scritto Il Tao della fisica. Sul fondo della valigia c’è una statuina in resina che è stata realizzata a partire da una scansione dello stesso Francesco Clapis. L’uomo è seduto con le gambe divaricate e il busto leggermente proteso in avanti mentre osserva quello che potrebbe sembrare un buco nero: un corpo celeste non osservabile direttamente. Infatti, la sua presenza si rivela solo indirettamente mediante i suoi effetti sullo spazio circostante, o orizzonte degli eventi, che in questo scenario è rappresentato da macchie di colore che vanno a rarefarsi man mano che si allontanano dal buco nero.
La fede nell’universo è posta al centro dello spazio e attorno a vari gradi di distanza le sculture in resina di Clapis offrono uno spaccato del rapporto tra l’uomo e una tecnologia sempre più pervasiva. Alle pareti, alcuni dipinti di Jacques Leo richiamano il volto rappresentato sulla valigia.