Non sono state mantenute in vista solamente le opere pronte a iniziare una nuova vita fuori dallo studio, come mi spiega Margaux, ma i cinque artisti che lo condividono hanno mantenuto tutte quelle suggestioni che appartengono ancora alla loro scatola cerebrale - come la chiama lei -. Presenze mantenute lì, ad occupare il loro meritato posto nello spazio.
È possibile lasciare che siano le acque di un fiume a dare forma alla cera; i lavori di Fabio Roncato presenti nello studio si offrono come possibilità di immaginare - e immaginare di catturare - le forme delle cose che non hanno forma ma a cui siamo in grado di pensare, come i buchi neri. I lavori di Lèa Dumayet sono puliti e delicati. Scultura come associazione di forme in ricerca di un equilibrio che non suggerisce immobilità ma, al contrario, movimento. Lei mi spiega che nel suo lavoro è sempre presente l’unione fra materiali naturali e inorganici. Le forme sono curvilinee. Utilizza rame, bronzo ma anche ossi di seppia, fiori secchi e gusci di cannolicchi. Facciamo dondolare alcune delle sue composizioni. Un telo verde che ricorda un green screen, una scritta ricamata su una porzione di tessuto che richiama un motto popolare meridionale, stampe e un tradizionale ricamo della cultura cosentina realizzato su uno sfondo giallo rappresentano la ricerca di Dario Picariello, volta al conoscimento del territorio e dei suoi abitanti. Drappi tinti in una rossa miscela ferrica, coltelli e piombo ma anche fotografie, calchi e un pentagramma. Interrogandosi sul trasparire della politica all’interno dell’arte, i lavori di Margaux Bricler si generano dal confronto fra elementi ricorrenti, per lo più corporei come la posizione delle mani, e figure richiamate dalla storia dell’arte attraverso uno sguardo storico e iconografico.
Infine, Yari Miele mi mostra, scattando foto con il flash del suo cellulare, l’altra faccia delle sue sculture con tessuto catarifrangente, materiale che da sempre lo accompagna nella sua ricerca artistica. Guardiamo anche i suoi lavori con il marmo, quasi sempre intagliato in maniera da ricordare una forma oculare, e scopro che in un particolare marmo nero si possono trovare piccole conchiglie sotto forma di fossili, mi sembra di guardare attraverso una lente nera un fondale marino.