In un angolo all’aperto, sono riunite in un rituale postindustriale anonime personalità artistiche. Sono state richiamate a modellare e condividere la loro pratica artistica in una maschera. Gli artisti riuniti dall’evento A.A. Apotropaici Anonimi si sono potuti sbizzarrire nella spirale del feticcio, nel proprio infinito gioco di credenze. La maschera è un oggetto rituale denso, fitto di richiami identitari e di possibili svolte metaforiche da quella teatrale a quella tribale, la resa etnografica del progetto, seguito da Rossella Moratto, è di chiaro impatto visivo e spirituale, unendo in un luogo considerato sicuro come l’aria aperta, una cerchia che scintilla di confidenza.
Gli artefatti, queste maschere reali o presunte, fino a diventare più oggetti sciamanici per antonomasia, sono i rimandi a una umanità interconnessa, sono oggetti che abitano una terra di mezzo, una rotonda per la precisione, tra via Principe Eugenio e via Caracciolo a Milano, dando un carattere a un non luogo della metropoli: un’area imprevista e inedita si fa portatrice di quei valori di scambio e reciprocità che invece lo sferragliare del traffico pare talvolta dimenticare. Laurier Turgeon scrive che è nella circolazione degli oggetti che si creano nuovi soggetti, è questa la magia di questo momento espositivo, cangiante nella sua fluidità e nella polifonica resa materica: chi ha cucito, chi ha appuntato, chi annodato, chi intrecciato; legato in un turbinio di tempi di attesa e tecniche, a ogni anonimo il suo proprio modus operandi. E senza firme, senza la smania di associare un manufatto al suo creatore si è arrivati a una pratica esoterica in senso stretto, artistico e decorativo riuniti in un evento che sembra una veneranda fabbrica di scalpellini. Gli sciamani del nuovo millennio hanno picchettato il loro messaggio di speranza, senza alcun timore che possa degenerare, svanire nel corso delle intemperie - la mostra è pensata per il mutamento.
Una nuova cerimonia per far fronte a vecchi problemi, saprà lo spettatore tornare a distinguere spirito e corpo e fare così d’una cosa inerme una cosa morta solo in apparenza?