Mi trovo in viale Giovanni Da Cermenate davanti al civico 7, entro nel cancello di questo palazzo milanese e vengo accolta in un appartamento al primo piano di una scala interna al cortile. Sono leggermente confusa ma incuriosita dall’ingresso in questo spazio cha ha tutta l’aria di sembrare una vera e propria casa. In realtà non si tratta di una casa ma di uno studio al cui interno è stata allestita una mostra molto particolare: ancora adesso sono convinta di essere entrata in un’edicola e non in un appartamento.
Sui finti scaffali costruiti utilizzando le superfici della casa e un po’ di cartone spiccano numerose fanzine, pubblicazioni e copertine di riviste manomesse da gesti invasivi. DaiPiccolo è la volontà di far conoscere questi piccoli gioielli editoriali che raccontano una moltitudine di storie diverse tra loro. Attraverso immagini modificate, meme, scritte varie e interventi manuali su carta si crea un mix interessante di libricini da sfogliare; decido quindi di igienizzare nuovamente le mani e fiondarmi a scoprire gli interni di queste pagine colorate. Ci sono fanzine di artisti che parlano di botanica, altri che creano meme sfruttando la confusa società in cui siamo immersi, altri ancora che disegnano creature fittizie dalle sembianze mitologiche, poi ancora c’è chi manomette copertine di famose riviste, chi parla di femminismo e chi recupera foto da vecchi profili facebook in disuso. In mezzo a queste interessanti produzioni mi accorgo di una costante che le accomuna nella loro diversità: sono tutte stampate o disegnate direttamente su carta.
La carta à il fil rouge di questo ibrido tra mostra ed edicola e non potrebbe essere diversamente. Sono le stesse curatrici dell’evento a sottolineare l’importanza e la fiducia che non bisogna mai scordarsi di dare alla carta, il più potente mezzo espressivo della storia umana, il telaio su cui si sono intrecciate miliardi di storie, la tela delle più famose ed iconiche immagini del mondo intero. Esco dall’appartamento convinta di voler imparare a stampare e rilegare perché nero su bianco rimane sempre una traccia di noi stessi, mentre nel virtuale tutto è destinato a scomparire in un gigantesco cosmo di codici alfanumerici.