“Ho sempre cercato di dialogare perché sempre mi sono basato sul principio che il dialogo, la dialettica siano fondamentali, altrimenti l’uomo si arresta”.
Così parla Aky Vetere in occasione del progetto Errare humanum est, davanti ai 18 trittici appesi a una parete bianca dello studio di Manfredo Fanti. In ognuno di questi sono presenti un disegno di Fanti, una poesia di Vetere e una fotografia di Rossana Baroni. Ogni pannello, a sua volta, è posto in rapporto e dialoga con il pannello adiacente e così via, in un percorso che serpeggia sulla parete. Le stampe sono il primo elemento che salta all’occhio nello studio, ma il prodotto finale che i tre autori hanno creato è, in realtà, un libro d’artista custodito in una grande teca e che include tutte le stampe presentate. Gli artisti raccontano che le immagini e le poesie sono preesistenti al progetto ed è quindi sorprendente come i vari lavori riescano ad avvicinarsi l’uno all’altro, casualmente, instaurando un discorso curatoriale che apre l’incontro di diverse tecniche artistiche, senza che una sovrasti le altre. Pittura, poesia e fotografia sono quindi cucite insieme in un Tutto più ampio.
Da una parte, ciò che si innesta è un discorso figurativo fatto di colori, simbologie e parole chiave in comune; dall’altra un discorso evocativo, giocato sulle dicotomie dell’architettonico e del naturale, dell’esterno e dell’interno, della geometria e della linea fluida. L’errare degli artisti sembra in questo senso un movimento libero, che vede e indaga tutti questi fattori, tradotti poi da ciascuno con il proprio mezzo artistico. Ma successivamente l’errare pare anche un vagare nelle immagini e nelle parole stesse, spostare lo sguardo da un elemento a un altro, per respirare alla fine una visione generale, che è il rapporto tra l’artista e la realtà, tra l’artista e un altro artista e tra l’artista e la sua memoria.