16 artisti in una collettiva in uno spazio espositivo di una manciata di metri quadrati. Parrebbe l’inizio per descrivere una impresa impossibile, ma la collettiva di giovanissimi sotto la sapiente guida di Vittorio Corsini e l’attenzione nerboruta di Rossana Ciocca, è riuscita a non scadere nell’horror vacui e a lasciare che il candore di uno studio potesse ancora far trasparire quella luminosità che lo contraddistingue.
Lo spazio Non Riservato di via Paisiello 5 è una vetrina d’affaccio sulla strada e proprio del limite e del confine tra quella e questa gli artisti sono stati chiamati a riflettere. Ma le imprese semplici non sono per gli artisti in scena, e pronti a qualsiasi evenienza, sono stati invitati a comporre anche suoni che fossero fruibili in una eventuale impossibilità della mostra, fortunata scelta, che lo spettatore abile con i QR Code come collegamento ipertestuale, potrà godere delle restituzioni di residenza di questi artisti con tanto di colonna sonora: amanti dei moodboard preparatevi alla sinestesia per questa visita.
Ancora sento di dovermi complimentare con gli artisti, che l’arte del levare è nel comporre una mostra una forma che solo la maturità sa davvero compiere, e qui, nonostante i primi passi, le tracce sono pulite.
Così lo spettatore è trascinato da un universo all’altro senza strappi, senza offese, senza invasioni di campo: il collettivo come un solo corpo che vuole dire di una generazione.
E questo manipolo si è ritrovato, pur non incrociandosi fisicamente, a intrecciarsi nelle metafore, mostrando una diffidenza comune verso la tecnica che anche nell’utilizzo della tecnologia si è andati a ritrovare un mondo dove l’umanità è ancora proprietaria del suo immaginario - anche la fotografia diventa un dialogo dove le cose non sono più riprese per quel che sono ma proiettate in una mappa viva.
Organicità e complessità sono le risposte al realismo di questo giovane ondeggiare tra internalismo ed esternalismo? Al visitatore piacerà l’assenza di un punto archimedeo in questa indagine.