Il titolo Incontro è anticipatore e fil rouge dell’intera esposizione. L’incontro iniziale ed inevitabile a cui assistiamo è quello tra il luogo e le opere, essi dialogano in maniera armoniosa ed entrano anche in relazione col paesaggio visibile grazie ad un’ampia vetrata. Le opere hanno in comune tre caratteristiche: la scelta del medium, ovvero la scultura, l’utilizzo di materiali duri, come pietre o varie qualità di marmo, e la presenza di forti contrasti. Questo permette quindi di osservare la declinazione di vari temi in un dialogo costante intrinseco ed estrinseco tra i vari lavori esposti.
In Infiltrati (2020) di ElenA Campus troviamo la scelta di materie prime insolite, non i classici marmi policromi e pregiati ma pietre provenienti dalla sua terra natia. L’artista nobilita quindi con la sua scelta materiali insoliti a questo ruolo, ed interviene su di essi in maniera precisa. Le sculture sono infatti realizzate levigando la pietra da un lato e lasciando invece intatto l’altro, andando così a creare il contrasto sopracitato tra la texture ottenuta in maniera meccanica e l’altra dovuta alla natura. La presenza di un foro manifesta, inoltre, l’idea di entrare in un contatto ancora più profondo con esse. Un’opposizione tra uomo e natura emerge anche in una delle opere esposte realizzate da Antonio Fiorentino.
In Carraggiae (2014), infatti, l’artista collabora direttamente con l’acqua marina. Il termine “collabora” è più che necessario descrivendo di questa opera, poiché, per ottenere questa forma finale la scultura è stata a contatto con il mare. L’acqua, onda dopo onda, ha plasmato di fatto parte dell’opera. La natura agisce quindi per volere diretto dell’artista, quasi a voler annullare, o per lo meno sfumare, il confine tra il momento in cui un’opera si definisce “completata” e l’azione inevitabile della natura, intesa sia come tempo che passa che tramite fenomeni atmosferici, su di essa. Infine, l’artista Benedetta Lucca propone Armadamore (2020). L’opera è costituita da una lancia realizzata in marmo sospesa tramite un laccio emostatico. Stupisce immediatamente come un materiale pesante e idealmente eterno, possa rivelarsi qui fragile e leggero. La lancia, generalmente simbolo di violenza e dolore, si avvicina così ad una dimensione nuova, passando da strumento di offesa a vittima di un equilibrio all’apparenza effimero.