È una sensazione di disorientamento quella che si prova varcando la soglia di Casa Fantasy: la luce è bassa, l’atmosfera è offuscata dal fumo nell’aria e la musica che accompagna il nostro ingresso è alienante. Siamo entrati dentro MEDIA APACHE, installazione di Ilaz + Uabos. MEDIA APACHE vuole indagare il grado di invadenza che noi tutti abbiamo subito e continuiamo a percepire da parte dei media, i quali ci inondano di notizie in risposta all’emergenza sanitaria che stiamo vivendo da sette mesi a questa parte.
Al centro della stanza una scultura formata da antenne e parabole satellitari vuole simulare un totem, quell’entità simbolica che identifica un gruppo da un altro. Allora, interrogandoci su quale totem possa aver caratterizzato l’umanità durante i mesi di quarantena, non ci verrà di certo in mente un essere naturale, come poteva essere tra gli indigeni americani, ma bensì uno di quegli artifici, protagonisti di quei mesi sedentari, che ci hanno permesso di restare a galla concedendoci un contatto con l’esterno. Tra i tanti, il duo ha scelto le antenne come simulacro di questa condizione che ci teneva appiccicati agli schermi. Il riconoscerlo in quanto totem verte anche a evidenziare il modo in cui ci siamo prostrati alla potenza di simili oggetti, proprio come se, durante il lockdown, accendendo la televisione, attendessimo il sospirato responso da parte di un sacro oracolo.
La scultura totemica spicca davanti alla proiezione, composta come un collage di più video autonomi che presentano i giornalisti dei telegiornali di tutto il mondo nel momento in cui stavano diffondendo le notizie circa l’epidemia. Grazie al rallentamento della proiezione è possibile notare e confrontare tra loro le espressioni e la prossemica dei giornalisti nell’enunciare la stessa notizia. Il rallentamento dei video è ciò che si sposa alla perfezione con la musica in sottofondo: un remix di Uabos che riprende il grande classico della musica elettronica Radioactivity dei Kraftwerk. La canzone originale enuncia con voce metallica i nomi delle città protagoniste di disastri nucleari, è qui che Uabos reinterpreta la canzone riferendosi all’alienazione vissuta durante il periodo di lockdown. Sensazione accentuata dalla meccanicità della voce, che ricorda gli automatismi che ci spingevano ogni sera a controllare le ultime notizie, le quali ci giungevano proprio dalle antenne installate sui tetti delle nostre case, ovvero dai nostri totem.